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Luigi Battisti e Claudio Adami sulle orme di Beckett all'HyunnArt Studio

foto di: Immagini prese dal web

L’inaugurazione della nuova stagione del Hyunnart Studio di Roma inizia con la mostra di Claudio Adami e Luigi Battisti che si interrogano su Samuel Beckett cercando di creare spazialità e contrasti affascinanti

Samuel Beckett e la sua ricerca sull’indicibile, da dove parte la mostra romana

La programmazione autunnale del Hyunnart Studio di Roma inizia con la mostra degli artisti Claudio Adami e Luigi Battisti, che si interrogano sulla domanda rivolta da Morton Feldman a Samuel Beckett nel 1976, cioè la richiesta di un libretto per un’opera lirica. Il testo di risposta di Beckett è esposto nella versione originale e nella sua traduzione in italiano. Neither significa né l’uno né l’altro e rimanda all’indicibile. Una mostra in cui il colore e il nero creano contrasti affascinanti e si inseriscono nell’attitudine al rigore dei due protagonisti.

Gli ultimi lavori di Claudio Adami e i movimenti sonori di Cristiano Luciani

Claudio Adami ha lavorato nel trascrivere e cancellare i testi della trilogia beckettiana. Nel 2022 pubblica Mono-tono con 40 scomparti quadrati e sette tele nell’Accrochage, moduli di diverse gradazioni di nero che si comportano come movimenti liberi in perenne ricerca di stabilità. I quattro movimenti sonori Ambient/Drone sono stati realizzati da Cristiano Luciani con sintetizzatori, voce, strumenti acustici rielaborati elettronicamente e pianoforte. Il trattamento del suono utilizza una logica affine a quella della pittura: spazializzazione, stratificazione, superficie lisce o materiche.

Il modus operandi di Luigi Battisti, da variazioni ripetute alle mitologie musicali

Anche Battisti si è appropriato dello spazio per elaborare variazioni ripetute, come in una delle sue prime opere dal titolo Rombo, con nove elementi in legno dipinto. La geometria, il modulo e la serialità insistono e costituiscono il punto base della sua stessa ricerca, spesso attorno al quadrato con precise regole e delle cosiddette mitologie come le opere musicali di Erik Satie, John Cage e Morton Feldman, delle quali memorizza i tempi dei suoni e dei silenzi, facendoli diventare vuoti e pieni.