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A Roma tornano dopo trent’anni le opere di Pericle Fazzini, scultore di arte sacra tra i più importanti a livello mondiale del secolo scorso, per una mostra gratuita che ripercorre la sua evoluzione dagli anni Trenta in poi
Il museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese a Roma ospita fino al 2 luglio la mostra gratuita Pericle Fazzini, lo scultore del vento, con una selezione di circa 100 opere dell’artista tra sculture, bozzetti, grafiche e disegni. Fu Giuseppe Ungaretti a definirlo scultore del vento e le sue opere tornano dopo trent’anni nella Capitale in occasione del 110° anniversario della sua nascita. La mostra, curata dallo storico dell’arte Alessandro Masi, in collaborazione con Roberta Serra e Chiara Barbato, ripercorre l’intera vita creativa del maestro marchigiano: dalle prime prove degli anni Trenta e Quaranta come il Giovane che declama e la Sibilla fino ai bozzetti originali della Resurrezione della sala Pier Luigi Nervi in Vaticano, ultimo cantiere di un artista unico dopo la Cappella Sistina di Michelangelo.
Tra gli autori più apprezzati della Scuola Romana, Pericle Fazzini si è dedicato all’arte sacra e ne è stato uno dei massimi esponenti nel secolo scorso. Ha tradotto il testo sacro della Bibbia in una forma dialogante tra fede e arte con una scolta nella ricerca plastica contemporanea. Le sue sculture trovano spazio in importanti collezioni private e pubbliche come il Moma di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Guggenheim Collection di Venezia, il Centre Pompidou di Parigi e il Momat di Tokyo.
Figlio di un povero falegname piceno, Pericle Fazzini conobbe la sua fama grazie al poeta Mario Rivosecchi che lo introdusse negli ambienti della Roma dei Mafai, Scipione, Mazzacurati, Ziveri e della gallerista Anna Laetitia Pecci Blunt, che impressero una svolta all’arte in senso espressionista e antiretorico contro ogni forma d’arte di regime e celebrativa del fascismo. All’interno del catalogo e legato all’evento espositivo e di prossima pubblicazione un secondo volume, dedicato agli scritti di Fazzini, a cura dello storico della lingua italiana Giulio Ferroni.
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