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Tra i tanti artisti romani, cinematografici e non, che raggiunsero la notorietà nel secondo dopoguerra diventando protagonisti veri e propri del mondo dello spettacolo e anche della vita mondana, oggi, nell’anniversario della sua morte ricordiamo Roberto Rossellini, il regista indimenticato di uno dei capolavori del cinema mondiale: Roma città aperta.
Roberto Rossellini è stato uno dei registi più importanti di tutto il cinema italiano e internazionale. La sua città di nascita è Roma, ma i suoi genitori provenivano dal nord, da Rovigo. Il suo legame con il cinema nacque fin da piccolo, ma non perché fosse figlio d’arte di un regista o di un artista attivo nel mondo dello spettacolo, ma perché semplicemente, suo padre, essendo costruttore, aveva costruito la prima sala cinematografica di Roma: il cinema Barberini. Questo lavoro da parte del padre gli assicurò fin da piccolo, un accesso illimitato in quella sala, che in realtà era un teatro in cui si potevano anche proiettare pellicole. Dalla frequentazione fanciullesca al lavoro il passo fu breve e infatti iniziò, proprio nella sala Barberini, il suo primo lavoro da montatore. Prima di arrivare al ruolo più ambìto del cinema, quello di regista, Rossellini sperimentò tutti i lavori connessi alla settima arte, diventando esperto in tutti i campi, creandosi dunque una conoscenza vastissima del cinema e delle sue maestranze.
I suoi primi film, tra cortometraggi e lungometraggi, Rossellini cominciò a girarli negli ultimi anni della dittatura fascista, ma il capolavoro che rivoluzionò e fondò un nuovo stile di cinema arrivò subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e fu Roma città aperta. Questo film raffigurò per molto tempo, l’immagine di Roma alla fine della guerra e allo stesso tempo dei partigiani romani che lottarono contro l’occupazione tedesca. I due interpreti principali della pellicola sono gli indimenticabili Aldo Fabrizi, nel ruolo del sacerdote Don Pietro Pellegrini e Anna Magnani nel ruolo di Pina. Il film ebbe un successo planetario ma siccome nemo profeta in patria, come dicevano i latini, il successo in Italia venne raggiunto di riflesso, dopo che il film venne acclamato in America e in Francia. Miglior film a Cannes, candidatura al Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale, due Nastri d’argento, per la miglior regia e la migliore attrice non protagonista (Anna Magnani), questi furono i riconoscimenti più importanti che il film portò a casa. Lo stile rosselliniano divenne inconfondibile e diede l’avvio a molti futuri maestri del cinema, come Truffaut, Godard, Martin Scorsese e Otto Preminger, che riconobbero a Rossellini, di aver rivoluzionato il cinema con Roma città aperta. Vi lasciamo una delle scene più famose ma anche più strazianti di tutto il film, la morte per strada di Anna Magnani, uccisa da una mitraglia tedesca
Non solo il cinema però riempiva la vita del grandissimo regista italiano inventore del neo-realismo. L’amore infatti fu una componente fondamentale e questo, per Rossellini, è sempre nato nell’ambito della settima arte. Nonostante la sua riluttanza a lavorare con attori professionisti – un po’ per dare alla pellicola un’atmosfera genuinamente popolare, un po’ per non sottostare alle pretese degli attori -, nel 1948 il regista italiano ricevette una lettera assai particolare su cui era scritto questo:
«Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.»
Questa lettera era nientepopodimenoche di Ingrid Bergman, la grande e bellissima attrice svedese, stella di Hollywood, che si proponeva come attrice per i suoi film. Rossellini non si lasciò scappare l’occasione e nemmeno a dirlo, il legame artistico tra i due divenne anche amoroso e all’epoca diede molto scandalo in quanto i due erano già sposati con altre persone. Tutto questo non li fermò e i due convolarono a nozze, mettendo al mondo tre figli; purtroppo il loro matrimonio non durò a lungo e dopo qualche anno finì, lasciando però la scia di una delle storie più intense del cinema di quegli anni.
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