Aldo Fabrizi, attore, poeta e mito della romanità, oggi avrebbe compiuto 115 anni | Roma.Com

Aldo Fabrizi, attore, poeta e mito della romanità, oggi avrebbe compiuto 115 anni

Mix completo di qualità indispensabili per un attore: mimica, fisico, gestualità, espressione facciale e grande capacità interpretativa, Aldo Fabrizi è la storia della romanità e per molto tempo insieme ad altri attori come Anna Magnani, con cui ha lavorato in alcuni film. Ripercorriamo insieme le tappe della sua storia.

Le umili origini e i primi passi nel mondo dello spettacolo

Vicolo delle Grotte 10, Roma, 1 novembre 1905. Probabilmente faceva freddo, forse pioveva o era una bella giornata, questo ad oggi non ci è dato saperlo, ma resta il fatto che in quel giorno che inaugurava il mese di novembre, in cui si festeggiava Ognissanti, in quel piccolo vicolo della Capitale, tra il Tevere e Campo de’ Fiori, una voce squarciò il possibile trambusto, di una Roma già capitale del Regno d’Italia. Una voce che in quel momento annunciava solo la gioia di una nuova vita arrivata su questa terra, ma che invece nel tempo si sarebbe distinta come la voce di uno degli attori più importanti del primo cinema italiano e mito della romanità: Aldo Fabrizi. Nato da una famiglia molto umile, il padre era un vetturino mentre la madre gestiva un banco di frutta e verdura proprio nel mercato del vicino Campo de’ Fiori, Aldo nonostante le difficoltà arrivate dopo la prematura morte del padre quando aveva solo 11 anni, riuscì a far emergere la propria vena artistica e a sfondare nel mondo del teatro e nello spettacolo. A soli 23 anni riesce a far pubblicare un suo libro di poesie in dialetto romanesco, Lucciche ar sole, un’altra delle sue grandi passioni oltre lo spettacolo.

I film, gli spettacoli e il successo

I primi film da attore al cinema arrivarono proprio durante la seconda guerra mondiale, in cui tra gli altri gira un film insieme ad Anna Magnani proprio nella sua Campo de’ Fiori che l’aveva visto crescere. Probabilmente un sogno che si avverava. Il successo arriva con Roma Città Aperta, diretto da Roberto Rossellini, il primo film neorealista, in cui interpreta un sacerdote durante l’occupazione nazista di Roma. Gli anni ’50 e ’60 invece sono la vera e propria consacrazione nel suo ruolo comico, affiancando nelle pellicole attori del calibro di Totò in Guardie e Ladri del 1951 o in Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi del 1960 e Peppino de Filippo in Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo del 1956, film in cui parteciparono anche Nino Manfredi e Alberto Sordi. Con quest’ultimo si incrociarono una prima volta nel 1937 in un breve periodo, quando Aldo Fabrizi diresse una piccola compagnia teatrale. Infine a teatro, nel musical di Garinei e Giovanni Rugantino, ottenne nel 1962 e nel 1978, un grandissimo successo, recitando i panni di Mastro Titta, il boia.

Poesia e cucina gli altri amori di Aldo Fabrizi

Altre due sue grandi passioni furono anche la poesia e il mangiar bene, che non di rado sono andate a braccetto. Sono famosi infatti i sonetti di Aldo Fabrizi dedicati alle ricette della cucina, soprattutto romana. La passione era insita nella famiglia tanto che sua sorella, Elena Fabrizi, diventata anche lei protagonista di molti film insieme a Carlo Verdone, cucinava nel suo ristorante La Sora Lella, tutt’oggi aperto al centro dell’Isola Tiberina. Se ne andò purtroppo all’età di 84 anni, il 2 aprile del 1990. Lui però, all’interno delle sue poesie, aveva già previsto tutto, anche come doveva essere il suo funerale e cosa ci dovesse essere scritto sopra la lapide; per scoprire tutto ciò vi affidiamo al sonetto di Aldo Fabrizi che racconta tutto per filo e per segno:

Er mortorio

Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione…
in modo che chi venga n’approfitti.

Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
‘gni cannela dev’esse un cannellone,
li nastri –sfoje all’ovo e le corone
fatte de fiori de cocuzza fritti.

Li cuscini timballi de lasagne,
da offrì ar momento de la sepportura
a tutti quelli che “sapranno” piagne.

E su la tomba mia, tutta la gente
ce leggerà ‘sta sola dicitura:
“Tolto da questo mondo troppo al dente”.

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