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Continua l’esposizione italiana delle installazioni di JR: lo squarcio stavolta arriva a Roma, sulla facciata di Palazzo Farnese. Conosciamo meglio l’artista e la sua opera!
Non è passato inosservato neanche a Firenze l’artista francese JR, artista tra i più celebri al mondo, che pochi mesi fa aveva montato La Ferita sulla facciata di uno dei simboli del Rinascimento fiorentino, il bellissimo Palazzo Strozzi. Una riflessione, come aveva annunciato, che voleva porre l’accento sull’accessibilità ai luoghi della cultura nell’epoca della pandemia e delle restrizioni causate dal Covid-19; e un inno, alla memoria e al patrimonio storico e artistico del nostro paese.
Qualche giorno fa, l’artista è approdato anche a Roma e, nella notte tra il 19 e il 20 luglio, è apparsa su Palazzo Farnese (sede dell’ambasciata francese), a due passi da Campo de’ Fiori e Piazza Navona, un’enorme opera d’arte: un altro squarcio. Una feritoia, ma anche un ponte di connessione tra chi l’arte la fa e chi la fruisce, che permette ai romani, o ai turisti di passaggio, di ammirare illusionisticamente gli interni del palazzo, pur restandone fuori. Così, dalla sola facciata esterna, ecco apparire la grandiosa architettura interna: le volte a botte, le colonne, la statua di Ercole Farnese e le tre navate.
(Fonte: fanpage)
Passione nata per caso, trovando a terra, nella metropolitana di Parigi, una macchinetta fotografica, JR classe 1983 comincia presto ad occuparsi di arte, prima inseguendo in giro per l’Europa diversi artisti di strada che amano esprimersi sui muri; poi realizzando nel 2004, a soli 21 anni, la sua prima esposizione, dal titolo Toit e Moi (Il tetto ed Io): una mostra fotografica che vide protagonisti proprio i tetti di Parigi e le sculture di Nourry, ben posizionate su di essi.
Le idee di JR, d’altra parte, erano chiare sin dall’inizio, un po’ come i suoi collage: «ho la più grande galleria d’arte al mondo: i muri del mondo intero. Così richiamo l’attenzione di quelli che non frequentano abitualmente i musei», dichiarava tempo fa.
Per questo motivo, probabilmente, è stato definito in un articolo de Le Monde un “rivelatore d’umanità“.
In altre parole, un artista capace di ricucire l’arte ai valori del mondo; di riconnettere le persone, anche quelle più comuni e in genere meno interessate all’ambito, alla profondità e ai significati delle opere d’arte. Che spesso, se non sempre, sono specchi di ciò che siamo, della nostra umanità appunto (esistente o perduta, a volte): spazi aperti sulle nostre paure, i nostri desideri, le nostre percezioni.
(Fonte: Wikipedia)
Perciò l’arte per JR è una necessità, anzi un’opportunità a cui hanno tutti diritto d’accesso, con o senza biglietto. L’arte non è un luogo riservato o elitario: l’arte è confronto, conoscenza, veicolo di informazioni e di messa in discussione. L’arte di JR, in fondo, è e fa politica, nel senso più intimo del termine: non nel becero schieramento partitico, ma nella presa di posizione, all’interno della sfera pubblica, come questione preminente al pari delle altre. Come ciò che è e appartiene alla πόλις, dunque concerne – e costruisce, insieme – il concetto ampio di vita comune.
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