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William Klein e Plinio De Martiis e il loro sguardo sulle periferie romane in mostra al Mattatoio

foto di: Immagini prese dal web

Il Mattatoio di Roma ospita la mostra dedicata ai fotografi William Klein e Plinio De Martiis con un percorso espositivo che riprende lo sguardo dei due autori sulle periferie della Capitale negli anni ’50

William Klein e Plinio De Martiis e il loro sguardo sulle periferie

Il Mattatoio di Roma ospita la mostra William Klein Roma Plinio De Martiis, un progetto espositivo a cura di Daniela Lancioni e Alessandra Mauro. Allestita presso il Padiglione 9a, la mostra presenta un inedito accostamento tra William Klein, acclamato fotografo di fama mondiale recentemente scomparso, e Plinio De Martiis, gallerista romano la cui eccezionale attività di fotografo è ancora poco nota al grande pubblico. Il progetto indaga alcuni aspetti della Roma degli anni Cinquanta, in particolare la vita nelle sue periferieattraverso lo sguardo dei due autori, entrambi sensibili, seppure in maniera diversa, alla condizione umana. Sulle pareti dello spazio espositivo si fronteggiano più di 60 fotografie in bianco e nero, tutte dedicate alla città.

William Klein e il suo soggiorno a Roma

Le foto di William Klein sono gli scatti più rappresentativi del celebre libro Rome + Klein pubblicato nel 1959 con i testi di Pier Paolo Pasolini. Le immagini nascono da un suo intenso soggiorno romano del 1956 quando si muoveva per la città al seguito di Federico Fellini, di Pier Paolo Pasolini e dei loro amici. Klein vede gli antichi monumenti, trascorre le domeniche a Ostia, capisce la crisi degli alloggi e la periferia che avanza. Nelle sue immagini avvertiamo la meraviglia di un ragazzo americano che scoprendo una città bellissima e complessa, scopre anche il suo talento e la capacità di diventare un grande fotografo.

Plinio De Martiis e le sue foto dense di umanità

Plinio De Martiis è un giovane, ma già navigato intellettuale, che seguendo la strada indicata da Gramsci, è deciso a dare al suo lavoro una funzione politica. Tra il 1951 e il 1953 la Roma che sceglie di fotografare è quella dei mestieri più umili, delle case povere e fatiscenti del centro storico, delle baracche disseminate nelle periferie. È il primo che si spinge fin là a documentare come vive la gente. La meraviglia delle sue immagini è nella totale assenza di retorica e di veli ideologici. Invece, accanto ai personaggi, ritratti con inquadrature perfette anche senza taglio, si avverte, partecipe e discreta, la presenza del fotografo.