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World Pasta Day 2020 e tu quale primo romano preferisci?


Si sa, è rinomato in tutto il mondo il fatto che in Italia se magna bene; la dieta mediterranea è alla base di un’alimentazione sana e modestamente, a noi, come magnà nun ce lo po’ ‘nsegna nessuno. Così in quest’ultima domenica di ottobre in tutto il mondo si festeggia il piatto tipico che insieme alla pizza identifica la nostra tradizione culinaria: la pasta.

Un po’ di storia della pasta e dei suoi nomi

La storia della pasta ha origini antichissime e soprattutto parla diverse lingue, dal cinese al greco. La sua prima grande diffusione si ebbe nelle colonie greche dell’Italia meridionale e poi in tutto il resto della penisola, dove questa ricetta ha preso piede. Il suo nome deriva dal latino pasta, dal greco pàste, che significa proprio “farina mescolata con sale e acqua”. Un altro nome con cui è conosciuta in tutta Italia – ma anche nel mondo – è maccaroni, che è anche il nome con cui il mitico Alberto Sordi chiama il piatto di spaghetti nella famosa scena de Un americano a Roma.

Anche la parola maccarone ha una storia molto antica e infatti il termine deriva dall’etrusco makària che, guarda mpo, significa “cibo beato” e di questo se ne era accorto anche uno dei più grandi personaggi di Roma, Aldo Fabrizi che alla pasta ha dedicato più di qualche poesia, come questa:

In Concrusione

La carne fa venì l’uricemia,
il pesce si nun puzza è congelato,
li polli cianno l’osso articolato,
e l’ova fresche so’ dell’Arbania.

Co’ li legumi viè l’aereofagia,
er maiale po’ esse ch’è appestato,
l’agnello spesso è pecora o castrato
e un fungo pô distrugge ‘na famìa.

Er fritto guasta fegheto e budella,
la roba dorce provoca er diabbete,
la frutta fa venì la cacarella.

Insomma in concrusione, er fatto è questo,
levanno li brodini de le diete,
La Pasta è er commestibile più onesto.

La pasta a Roma

E proprio nel ricettario della Capitale, ci sono diversi piatti tradizionali che fanno della pasta una dei prìncipi della cucina romana. Cacio e pepe, carbonara, amatriciana, gricia, rigatoni co’ la pajata e chi più ne ha più ne metta, questi piatti hanno da sempre fatto parte delle ricette popolari per eccellenza, tornando in questi ultimi tempi invece molto d’attualità. Attenzione poi ai tipi di pasta, perché ogni sugo e ogni condimento vuole il proprio e già abbiamo potuto vedere che con la pajata, ce vonno necessariamente i rigatoni. L’amatriciana obbliga al bucatino, mentre la cacio e pepe vuole il suo tonnarello. La carbonara invece diventa terreno di scontro tra chi la vuole con la pasta lunga e chi con la pasta corta; nonostante sia sempre buona vi lasciamo con questa suggestione, ma vogliamo mette quando er guanciale se infila dentro alla mezza manica, che gioia e sorpresa è pe’ la bocca nostra?
In ogni modo il romano si sa, è di bocca buona e quando si mette a tavola non può prescindere da un bel piatto di pasta, che come riportava sempre il mitico Aldo Fabrizi è un cibo unico, umile, perché costa poco ma soprattutto bbono e semplice; e siccome oggi ci sentiamo ispirati vi regaliamo un’altra perla dell’attore originario di Campo de’ Fiori:

L’INDOLENZA

Si se magnasse solo pastasciutta,
sarebbe veramente ‘na bellezza:
la vita costerebbe ‘na sciocchezza
l’umanità se sfamerebbe tutta.

La Pasta nun cià gnente che se butta,
nun provoca diarrea né stitichezza,
è come un fiore, ‘na delicatezza
che fa scordà qualunque cosa brutta