Fabrizio Moro, il poeta ribelle di Roma
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Nasceva oggi 120 anni fa Carlo Levi, pittore avanguardista e scrittore, torinese ed esiliato in Basilicata perché oppositore del regime, a Roma è visitabile una mostra dedicata alla famiglia e agli anni giovanili
Il 29 novembre 1902 nasceva Carlo Levi, pittore e scrittore di origine torinese. Faceva parte del cenacolo di artisti che negli anni Venti avevano avuto nel fondatore di Rivoluzione liberale Pietro Gobetti il punto di riferimento e con lui condivisero passioni civili e culturali. Lo zio, l’onorevole Claudio Treves, è stata invece una figura di rilievo del Partito socialista. Il referente artistico nei suoi esordi, dopo la laurea in medicina, fu Felice Casorati intorno al quale gravitava l’avanguardia della sua Torino. La sua vita cambia radicalmente a seguito dell’arresto e al confino a cui è condannato a causa dell’opposizione al regime fascista.
Viene, infatti, spedito a Aliano, un piccolo paese in provincia di Matera, a quel tempo quasi inaccessibile per mancanza di vie di comunicazione. Proprio dall’esperienza vissuta a stretto contatto con la realtà meridionale, che gli era totalmente sconosciuta e da cui rimase profondamente colpito, nasce Cristo si è fermato a Eboli, un romanzo che ritrae uno spaccato d’Italia. Qui l’autore ebbe modo di conoscere da vicino non solo storie e leggende antiche, ma anche la dura vita quotidiana dei contadini meridionali.
Presso la fondazione che da lui prende il nome è visitabile fino al 7 dicembre la mostra dal titolo Carlo Levi, la famiglia, gli Anni Venti organizzata nell’ambito delle celebrazioni dei 120 anni dalla nascita dell’artista. L’esposizione presenta 28 dipinti, la maggior parte inediti o poco conosciuti e si focalizza sugli anni giovanili e l’ambiente familiare in cui si è formato l’artista. Ad arricchire la mostra un nucleo di fotografie inedite, provenienti dal fondo fotografico della Fondazione, in dialogo con le opere pittoriche.
Il colore è fondamentale nella pittura di Carlo Levi, dai toni più morbidi a quelli più espressivi e negli anni Venti si passa dal colorismo più naturalistico dei paesaggi torinesi agli effetti tonali delle vedute di Parigi, dal valore costruttivo nelle nature morte e nel ritratto del padre fino alle figurazioni quasi immateriali e alla forte caratterizzazione del colore in senso espressionistico.
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