Lo “stai a guarda er capello”, il detto che nasce nelle osterie
È nato nelle osterie diverso tempo fa, ma poi è diventato talmente d’uso comune, che oggi a Roma si usa molto spesso. Tu[...]
Si usa per evidenziare un certo stupore, ma spesso il tono con cui viene pronunciata è rassegnato, perchè sottolinea un evento negativo che è stato scongiurato fino all’ultimo istante. E tu quanto spesso la utilizzi?
È un’espressione che i romani conoscono molto bene, dato che tendono a pronunciarla nei momenti in cui le cose non vanno come dovrebbero. La usano infatti con dei toni esasperati, ma anche con una certa rassegnazione, dato che la parola “eccallà” pone l’accento su un momento negativo, ma che purtroppo era stato previsto.
Un suo sinonimo può essere infatti la”te pareva”, che come “eccallà” mostra una certa delusione nei confronti di una temuta situazione negativa, ma non di “aridaje“, una parola simile a questa ma non uguale. Quest’ultima può infatti essere oggetto di confusione per chi non conosce il romanesco e il significato che hanno le sue parole.
A differenza di “eccallà”, che pone l’accento su qualcosa di negativo ma previsto, “aridaje” esprime invece un certo disappunto per qualcosa di negativo che si ripete nel tempo.
Facendo un esempio, si potrebbe dire che si pronuncia “eccallà” nel momento in cui la Roma perde una partita di calcio contro una squadra molto forte, che sarebbe stata quasi impossibile da battere. Si dice invece “aridaje” se la squadra avversaria segna più goal di fila. L’esasperazione c’è in entrambi i casi, ma cambiano i contesti nei quali vengono usate le parole.
Sono diverse le parole che potrebbero tradurre la parola “eccallà” in italiano corretto, ma la più adatta è sicuramente “ecco qua“, perchè esprime tutta la delusione per l’evento negativo che era stato scongiurato fino all’ultimo, ma che purtroppo si è verificato.
Non c’è parola migliore per poter interpretare questo senso d’esasperazione.
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