“Po esse”, la frase dei dubbiosi
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Può sembrare una semplice moltiplicazione del “daje”, ma non è così. L’espressione ha in realtà un significato tutto suo e difficilmente una persona che vive fuori Roma lo conosce. Tu invece sai cosa vuol dire?
Chi vive fuori Roma potrebbe pensare che l'”aridaje” sia solo un “daje” che si ripete più volte, dato che quell'”ari” che lo accompagna pare fargli da rafforzativo.
In realtà però non è affatto così. L’aridaje è un’espressione unica nel suo genere, che non fa da rafforzativo a una parola, ma che piuttosto rimarca la pesantezza e la noia che una certa situazione può emanare. Si usa infatti nei momenti di esasperazione.
L’aridaje non è quindi una delle tante declinazioni del daje, ma qualcos’altro. Chi non conosce il romanesco però può facilmente confondersi perché sono effettivamente tanti i modi in cui si puó intendere il daje. “Daje tutta”, “eddaje”, “daje daje” e “daje forte” sono solo alcune di questi.
Sono espressioni che cambiano di significato a seconda dei contesti in cui vengono usate, di conseguenza è facile confonderle tra loro o con l’aridaje, nonostante ci sia in realtà una profonda differenza, quantomeno a livello di significato.
A differenza del daje, che nella maggior parte dei casi in maniera esortativa vuol dire “dai!”, l’aridaje viene invece tradotto come il “ci risiamo”, “rieccoci”. Viene infatti utilizzato per evidenziare la scocciatura nei confronti di una situazione abbastanza pesante, noiosa, che non fa che ripetersi.
È infatti un’espressione che viene detta con una certa esasperazione e che a Roma si sente dire spessissimo, ma che fuori dal Lazio è più che raro sentirla pronunciare, a meno che la persona che la dice non sia romana.
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