I baiocchi, oggi dei dolci ma un tempo qualcosa di poco commestibile
31 Luglio 2023
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foto di: Immagini prese dal web
Oggi li consideriamo dei dolci ma ai tempi dello Stato Pontificio erano degli oggetti poco commestibili ma molto comuni a Roma. Ecco cos’erano!
Tutt’altro che dei dolci
Oggi li associamo a dei gustosi biscotti al cioccolato, ma un tempo erano tutt’altro che qualcosa di commestibile. Erano infatti delle monete che venivano emesse dallo Stato Pontificio e che venivano usate a Roma prima dell’unificazione dell’Italia.
Non erano le uniche però a essere usate nel sistema monetario di quegli anni. Tantissimi erano i tipi di moneta che circolavano a quei tempi, ognuno dei quali aveva un valore che veniva stabilito in base al tipo di materiale con cui veniva coniato il soldo.
C’erano quindi monete in oro, in argento e in rame e non esistevano le banconote, ma al limite delle lettere di credito, che indicavano una somma che un debitore doveva dare al creditore e che quest’ultimo poteva ritirare in monete presso una banca.
Molto comuni ma di poco valore
Tra tutte queste monete il baiocco era la più comune, ma a differenza di altri tipi di soldi che venivano emessi a Roma, come ad esempio i grossi non aveva un grande valore. Erano delle monete in argento e rame e di conseguenza valevano molto meno delle monete in oro.
Spesso poi i multipli dei baiocchi avevano un nome diverso dal singolo baiocco. Le monete da due e quattro baiocchi si chiamavano per esempio muraiola, mentre quelle da cinque madonnina. Due baiocchi e mezzo si chiamavano invece sampietrini, esattamente come i blocchi di pietra che si trovano nelle strade della città.
Tante monete dagli svariati valori
Il baiocco non era quindi la sola moneta a essere emessa ai tempi dello Stato Pontificio, ma la più usata. Ciò vuol dire che nel sistema monetario dell’epoca vi erano tanti altri tipi di moneta, come per esempio l’argenteo giulio, la più antica di tutte.
Aveva un valore pari a dieci baiocchi ed era stato emesso ai tempi di Papa Giulio II nel 1504. Qualche anno dopo però aveva cambiato il nome prima in paolo e poi in doppio grosso, perchè Papa Paolo III il successore di Giulio II voleva una moneta tutta sua, in questo caso il paolo.
Negli anni aveva anche iniziato a circolare il grosso, una moneta in argento che valeva cinque baiocchi, ovvero la metà del doppio grosso. Il suo nome era anche conosciuto all’infuori dello Stato Pontificio, soprattutto in Inghilterra, con il nome “groat”.
Una moneta che invece valeva molto meno del baiocco e del grosso era invece il quattrino. È considerato l’attuale “spicciolo” perchè ai tempi era un soldino in rame e il suo valore era cinque volte inferiore a quello di un baiocco. Aveva in pratica un valore quasi nullo.
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