“Marea”, il ristorante capitolino che punta tutto sul mare
Si trova al centro di Roma ma dedica tutta la sua cucina al mare, a tal punto da trasformare anche i grandi classici[...]
Oggi li consideriamo dei dolci ma ai tempi dello Stato Pontificio erano degli oggetti poco commestibili ma molto comuni a Roma. Ecco cos’erano!
Oggi li associamo a dei gustosi biscotti al cioccolato, ma un tempo erano tutt’altro che qualcosa di commestibile. Erano infatti delle monete che venivano emesse dallo Stato Pontificio e che venivano usate a Roma prima dell’unificazione dell’Italia.
Non erano le uniche però a essere usate nel sistema monetario di quegli anni. Tantissimi erano i tipi di moneta che circolavano a quei tempi, ognuno dei quali aveva un valore che veniva stabilito in base al tipo di materiale con cui veniva coniato il soldo.
C’erano quindi monete in oro, in argento e in rame e non esistevano le banconote, ma al limite delle lettere di credito, che indicavano una somma che un debitore doveva dare al creditore e che quest’ultimo poteva ritirare in monete presso una banca.
Tra tutte queste monete il baiocco era la più comune, ma a differenza di altri tipi di soldi che venivano emessi a Roma, come ad esempio i grossi non aveva un grande valore. Erano delle monete in argento e rame e di conseguenza valevano molto meno delle monete in oro.
Spesso poi i multipli dei baiocchi avevano un nome diverso dal singolo baiocco. Le monete da due e quattro baiocchi si chiamavano per esempio muraiola, mentre quelle da cinque madonnina. Due baiocchi e mezzo si chiamavano invece sampietrini, esattamente come i blocchi di pietra che si trovano nelle strade della città.
Il baiocco non era quindi la sola moneta a essere emessa ai tempi dello Stato Pontificio, ma la più usata. Ciò vuol dire che nel sistema monetario dell’epoca vi erano tanti altri tipi di moneta, come per esempio l’argenteo giulio, la più antica di tutte.
Aveva un valore pari a dieci baiocchi ed era stato emesso ai tempi di Papa Giulio II nel 1504. Qualche anno dopo però aveva cambiato il nome prima in paolo e poi in doppio grosso, perchè Papa Paolo III il successore di Giulio II voleva una moneta tutta sua, in questo caso il paolo.
Negli anni aveva anche iniziato a circolare il grosso, una moneta in argento che valeva cinque baiocchi, ovvero la metà del doppio grosso. Il suo nome era anche conosciuto all’infuori dello Stato Pontificio, soprattutto in Inghilterra, con il nome “groat”.
Una moneta che invece valeva molto meno del baiocco e del grosso era invece il quattrino. È considerato l’attuale “spicciolo” perchè ai tempi era un soldino in rame e il suo valore era cinque volte inferiore a quello di un baiocco. Aveva in pratica un valore quasi nullo.
Si trova al centro di Roma ma dedica tutta la sua cucina al mare, a tal punto da trasformare anche i grandi classici[...]
Nel quartiere di San Giovanni a Roma si trova la pasticceria e bistrot Gastromario che propone un croissant molto particolare perché a forma[...]
La pizza migliore del mondo è romana. Ecco il ristorante che ha vinto i campionati mondiali, dove si trova e cosa la rende[...]
Ad Ariccia la porchetta servita in un croccante panino è un’istituzione, ma c’è chi ha ideato un modo alternativo di proporla, che strizza[...]
Nel cuore della Capitale si trova il ristorante Matricianella, fondato quasi 70 anni fa da una famiglia di Amatrice e in cui, grazie[...]
Si trova in Via dei Conciatori ed è un’osteria che da tempo propone una cucina tanto di qualità quanto ricca di romanità. Può[...]
Scopriamo il menù dell’Osteria Bonelli, locale della Capitale che propone una cucina che rispetta la tradizione romana, con prodotti di qualità e una[...]
Per gli amanti dei dolci non può mancare la visita a un panificio di Roma Nord specializzato nella preparazione dei pangoccioli, da gustare[...]
Conoscevi questo ristorante? Si trova a pochi minuti dalla stazione di Tiburtina ed è un locale in cui poter mangiare senza fine al[...]
Con i suoi truck porta il cibo di strada a Colli Albani, per permettere a chiunque vi partecipa di vivere dei momenti all’insegna[...]
Tipica della tradizione culinaria della Capitale, la frittata senza uova vede la presenza di patate, cipolle e farina di ceci, ecco come prepararla[...]
L’intestino tenue del vitello da latte o del bue è l’ingrediente segreto dei rigatoni con la pajata, ricetta della tradizione romana. Ecco tutti[...]
È un ristorante d’alta cucina, ma vale davvero la pena andarci a mangiare almeno una volta, perché la qualità e la bontà dei[...]
Ai tempi era un dolce che i fidanzati regalavano alle loro promesse spose in segno di buon auspicio, mentre oggi è un dolce[...]
I piatti tipici di Roma nella proposta culinaria della trattoria da Danilo, a due passi da piazza Vittorio e dalla metro B, in[...]