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Anche ai tempi dell’antica Roma la famiglia era considerata qualcosa di sacro, che veniva onorata insieme ai defunti durante i Caristia. Conoscevate questa festa? Scopriamo qualcosa di più a riguardo.
Ai tempi dell’antica Roma ogni festività veniva inserita in un grande calendario, che stabiliva i giorni di festa e di lavoro. Ogni mese aveva le proprie feste. C’erano ad esempio le Saturnali, che avvenivano nel mese di dicembre, le Vinalia che invece si celebravano ad aprile e giugno e le Caristia. Queste si svolgevano il 22 febbraio ed erano principalmente dedicate ai defunti e alla famiglia. Febbraio era infatti il mese in cui venivano ricordati i morti, che erano poi celebrati attraverso dei riti, in modo particolare tramite dei banchetti.
I Caristia infatti erano visti come delle grandi riunioni di famiglia che si svolgevano all’interno delle case in maniera privata. Da questa festa erano infatti escluse tutte le persone che non appartenevano alla famiglia. In pratica “Caristia con i tuoi, le altre feste con chi vuoi”.
Solamente i clientes e gli schiavi potevano prendere parte alla festa, perché erano considerati come membri della famiglia, anche se non di sangue.
I Caristia erano poi delle ottime occasioni per rivedere i parenti lontani ma soprattutto per poter fare pace con alcuni di loro. Spesso infatti era proprio durante questa cerimonia che i membri della famiglia smettevano di litigare tra loro. I Caristia erano poi il momento perfetto per poter onorare un defunto e proprio per questo motivo si svolgevano subito dopo i Parentalia, la festa dei morti.
Durante i Caristia la famiglia si riuniva quindi in una grande tavolata, nella quale venivano consumate le focacce ed il vino. I parenti si scambiavano poi dei regali tra loro ma soprattutto facevano delle offerte ai Lari, affinchè gli spiriti dei defunti non potessero disperdersi.
Questi rituali e momenti di preghiera collettiva venivano svolti nelle case oppure nelle stesse tombe dei defunti. All’epoca degli etruschi e dell’antica Roma, le tombe ospitavano al loro interno più stanze. In una di queste si trovava il corpo del deceduto, mentre una seconda stanza era il luogo in cui si celebrava il banchetto. La gente trasportava cuscini, tavoli e cibo e si riuniva nella grande sala dove consumava il cibo e dedicava dei brindisi al defunto. Spesso si lasciava addirittura un posto vuoto a tavola, affinchè il parente deceduto potesse partecipare anche lui al pasto.
I Caristia erano quindi dei rituali davvero tranquilli rispetto ad altre cerimonie pagane e per un tempo erano addirittura accettati dalla Chiesa.
Per un certo tempo anche la Chiesa aveva accettato i Caristia. Dopotutto questi rituali erano solo un modo per riunire le famiglie e ricordare al tempo stesso i propri cari. Non somigliavano per nulla ad altre cerimonie pagane che erano molto più scandalose ed oscene.
Addirittura la Chiesa aveva aggiunto nel calendario delle cerimonie una festa in onore del seppellimento di San Pietro e Paolo e l’aveva prevista per il 22 febbraio. Per una volta quindi la Chiesa non si trovava in contrasto con i riti pagani.
Tuttavia i cristiani non riuscivano a sopportare il fatto che quella festa fosse pagana. Nel 567 infatti al Concilio di Tours i Caristia erano stati considerati come atti profanatori e di conseguenza erano stati condannati. Per i cristiani il rito pagano si contrapponeva a quello cristiano, quando in realtà era stata proprio la cerimonia cristiana a sovrapporsi a quella pagana.
Nonostante questo i Caristia erano stati condannati come illegali e chi li praticava era stato condannato a morte. Il vescovo che aveva emesso la condanna era stato invece fatto santo, per aver posto fine a degli atti osceni come quelli dei Caristia.
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