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I Cerealia, i rituali di scongiura che auspicavano a dei rigogliosi raccolti

foto di: Immagini prese dal web

Era un’antichissima festa che si svolgeva ogni anno durante il mese di aprile con lo scopo di scongiurare le carestie e augurare un buon raccolto nei campi. Era dedicata a Cerere, la dea della terra che in base al suo umore faceva fiorire e seccare i campi. Conoscevi la loro storia?

I festeggiamenti di aprile in onore di Cerere

I “Cerealia” erano dei festeggiamenti che i romani dedicavano alla dea Cerere e che si svolgevano ogni anno nella seconda metà del mese di aprile, esattamente nelle giornate che andavano dal 12 al 19.

Per tutti rappresentavano dei momenti di festa e di grande felicità, per cui con l’occasione i romani organizzavano dei banchetti, dei giochi e dei rituali, che simboleggiavano l’arrivo della nuova stagione e la rinascita dal freddo invernale.

Una dea dall’umore instabile

Lo scopo dei Cerealia non era però solamente quello di celebrare l’arrivo della primavera. Ve n’era anche un secondo, ovvero quello di scongiurare le carestie che la dea Cerere portava nei momenti in cui era di cattivo umore.

La dea era considerata come la Madre Terra, di conseguenza nei momenti di disperazione portava la sterilità nei campi, mentre in quelli di felicità li rendeva rigogliosi. Attraverso i rituali quindi i romani cercavano sempre di fare in modo che la dea fosse sempre felice o quantomeno serena.

La serenità di Cerere non dipendeva però dai romani, bensì da sua figlia Proserpina, la sposa di Plutone. Nel momento in cui quest’ultima si trovava insieme a sua madre Cerere, la dea era felice di averla con sè e di conseguenza portava la prosperità nei campi. Quando era vicino a suo marito Plutone, la dea era invece disperata, di conseguenza portava il freddo e la sterilità nei campi.

Una corsa alle volpi per rappresentare la disperata ricerca di Proserpina

Per scongiurare l’infelicità di Cerere, i romani praticavano quindi dei rituali nel mese di aprile, alcuni dei quali erano davvero particolari.

Uno di questi consisteva per esempio nel legare prima delle torce al dorso di alcune volpi e poi nel lasciarle correre libere nei boschi. Probabilmente rappresentavano la disperata ricerca della dea Cerere, che appunto devastata dal dolore, stava cercando sua figlia che era in realtà insieme a suo marito Plutone.