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Era una maratona che chiudeva il periodo delle feste di Carnevale, ma a differenza di ciò che si potrebbe pensare non prevedeva una corsa, ma una gara che aveva come protagonisti i moccoli, ovvero le candele. Conoscevi questa simpatica gara?
Era ai tempi l’ultimo momento di leggerezza che precedeva l’austerità della Quaresima, di conseguenza si svolgeva ogni anno la sera dell’ultimo giorno di Carnevale, ovvero durante il martedì grasso.
Non era però il classico tipo di corsa che oggi siamo abituati a intendere. Non prevedeva infatti la partecipazione di qualche atleta, bensì quella della gente comune, che gareggiava con delle candele, per questa ragione infatti la corsa si chiamava “dei moccoli”.
Non si svolgeva in ogni angolo della città, ma esattamente in Via del Corso. Lì, la sera di ogni martedì grasso, si riunivano tantissime persone, ognuna delle quali imbracciava una candela accesa, che poteva essere un piccolo lume oppure un enorme cero pasquale.
Non erano importanti le sue dimensioni, piuttosto era fondamentale che fosse accesa, dato che la gara consisteva nel lasciare accesa la candela il più a lungo possibile.
Chiaramente più la candela restava accesa, più questa si consumava e diventava un moccolo, per cui anche se non era obbligatorio, era consigliato avere una candela grande e resistente. Aveva sicuramente una maggiore probabilità di vincere il gioco rispetto a una candelina, come quella che si spegne ai compleanni.
La corsa dei moccoli però non consisteva solamente nel mantenere accesa la candela il più a lungo possibile, ma anche nel far spegnere quella degli avversari. Questo soffiando sulle candele altrui oppure versandoci sopra dell’acqua o semplicemente facendo cadere la candela a terra.
Non c’era una tecnica precisa per poterlo fare, come non c’erano dei divieti sul come spegnere la candela dell’avversario. Anche per questa ragione la corsa rappresentava il momento di spensieratezza e trasgressione che precedeva la Quaresima. Un’ultima sera all’insegna del divertimento prima della penitenza e della moderazione dei quaranta giorni in attesa della Pasqua.
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