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C’è un libro dalle origini fittizie, chiamato del comando che negli anni è stato molto ricercato da maghi ed alchimisti, in quanto si crede che questo potesse permettere a chiunque di fare qualunque cosa, in quanto magico.
Il libro del comando è un manuale di magia sia essa bianca che nera, che permette a chi lo sa leggere, di evocare gli spiriti per dare loro degli ordini. Questo è il quarto volume dei “De occulta philosophia libri tres” una catena di libri ed un ricettario che non può essere decifrato se non attraverso l’ultimo manuale, considerato come una chiave di volta.
Non si sa bene chi lo abbia scritto, ma sappiamo che diverse persone hanno cercato di possederlo del tempo. Di conseguenza sono tante le leggende che ruotano intorno alle sue origini. I cristiani ad esempio, ritengono che l’autore sia il diavolo e che poi l’Inquisizione ne abbia voluto bruciare tutte le copie. I pagani invece, credono sia il poeta latino Virgilio. Ad ognuno quindi il proprio scrittore preferito.
In diversi momenti della storia si è quindi parlato di questo manuale, ma quasi tutte le fonti sono fittizie, di conseguenza si tratta quasi esclusivamente di racconti che poi sono diventati parte della tradizione.
Si dice ad esempio che nella prima epoca medievale, il ricettario magico appartenesse a Pietro Baliardo di Napoli, un cavaliere o probabilmente un alchimista, che per ottenere il ricettario aveva venduto la sua anima al diavolo. Grazie al libro, Baliardo era riuscito a costruire l’acquedotto di Salerno in una sola notte, alto oltre 21 metri e che oggi viene chiamato “Archi del Diavolo” in onore della leggenda. L’alchimista in fin di vita però si era pentito delle sue azioni, ed aveva così consegnato il libro alla Chiesa e per ripararsi dal demonio, si era rifugiato nel Pantheon a pregare. Il diavolo, non potendo entrare nel tempio, inizia a girarvi intorno scavando così una profonda fossa, oggi ancora presente.
Per diversi anni però le tracce del libro magico si perdono. Se ne torna a parlare nel 1500 con Agrippa Cornelius, uno scienziato ed alchimista tedesco che si vociferava avesse un libro chiamato “Il libro del Comando ovvero l’arte di evocare gli spiriti”, insieme ad altre opere occulte, oggi presenti nella Biblioteca Nazionale di Roma. Probabilmente il libro che possedeva era lo stesso che aveva avuto secoli prima Baliardo.
Il libro dei comandi continua negli anni a lasciare le sue tracce, nonostante inizialmente si voleva che questo appartenesse solo alle persone giuste e nonostante gli impedimenti dell’Inquisizione. Nel 1800, vengono pubblicate molte copie del manuale e diverse persone decidono di tenerlo nelle proprie case nonostante non sapessero leggerlo. Negli anni quindi, anche le leggende sul ricettario continuano a circolare ed oggi sono parte della cultura popolare e nonostante cambino di regione in regione, queste sono molto simili tra loro, il che suppone che sotto vi sia qualcosa di vero.
Una particolare storia proviene ad esempio dal Piemonte. Qui si crede che il potente libro non appartenga agli alchimisti, ma che sia stato tramandato di strega in strega e che alla prima pagina vi sia la scritta “Comandi, comandi, comandi”. Un ultimo particolare caso, racconta che nel 1892, a Modena, un tribunale penale si era occupato del caso di 5 uomini che a mano armata avevano tentato di procurare un libro da un uomo. Questi furono accusati di malattia mentale ma la cosa che fa pensare è che tra i vari documenti dalla polizia ritrovati, vi erano delle oscure mappe alchimiste.
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