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A Roma era quasi sempre una festa, ogni giorno si festeggiava una divinità o un particolare periodo dell’anno, importante per la vita agricola o civile della città. Dal 20 fino al 30 luglio era il periodo in cui si celebravano i Ludi Victoriae Caesaris, ovvero i giochi per ricordare la Vittoria di Cesare.
I romani si sa, quando festeggiano non lo fanno mai in piccolo, anzi, più grande è la festa e meglio è, più semo e più se divertimo! Pensate che sui 365 giorni del calendario, più di un terzo (135) venivano dedicati ai giochi! E proprio secondo questo principio che nel mondo antico ai festeggiamenti più grandi erano sempre collegati a dei ludi ovvero dei giochi, che diventarono sempre più fastosi nell’epoca imperiale. Questi ludi possedevano però un grande valore rituale e sacrale e nelle prime versioni dominavano quasi esclusivamente le corse a bordo dei carri, a cui nel corso del tempo vennero ad aggiungersi esibizioni come i combattimenti tra gladiatori, le gare di caccia e infine le gare di recitazione.
Veniamo ora alla festività che veniva celebrata in questi giorni nell’antica Roma. Dal 20 al 30 luglio, per 10 giorni, venivano organizzati e portati a compimento i Ludi Victoriae Caesaris, in onore della vittoria del grande Cesare. Giulione finanziava e pagava di tasca sua tutta l’organizzazione della baracca, anche perché insieme alla sua vittoria festeggiava anche la fondazione della sua gens. Il mito infatti riporta che la famiglia dalla quale discende Giulio Cesare e di conseguenza anche Ottaviano Augusto, discendesse da Venere. Inizialmente questi giochi si celebrarono il 26 settembre, giorno della dedicazione del tempio di Venere Genitrice, che Cesare volle celebrare in quanto fondatrice della sua gens Iulia. La prima edizione dei giochi ebbe un successo clamoroso, tanto da renderla obbligatoria anche l’anno successivo. La partecipazione popolare era così importante che il dittatore romano costruì addirittura un anfiteatro provvisorio in legno, nel foro a lui dedicato, dove svolgere alcuni degli eventi dei ludi. Divenne così importante come evento che da lì a poco si decise di formare un collegio per organizzarli, organizzazione che poi passò prima direttamente nelle mani di Augusto e poi ai consoli.
Questi Ludi Victoriae Caesaris venivano aperti da una processione sacra in cui sfilavano in prima fila coloro che organizzavano i giochi, seguiti da tutti gli atleti o le persone che erano coinvolte attivamente all’interno dell’evento, come la cerimonia di apertura delle nostre Olimpiadi. In seguito comparivano le statue delle divinità, che si cercava di ingraziarsi, invitandole ad assistere ai giochi. Una volta giunti nel luogo dell’evento si compiva un sacrificio e si posizionavano le statue degli dei sulla loro speciale tribuna, agghindati di fiori e ghirlande. Infine dopo il giuramento di comportamento leale da parte degli atleti potevano partire le gare e si dava quindi il via ai ludi!
Alle idi di marzo del 44 a.C. Cesare, come tutti sappiamo bene, venne ucciso da Bruto e Cassio. Non ci furono subito rappresaglie e i congiurati rimasero a Roma per qualche tempo, tanto da poter organizzare dei giochi anche loro. In realtà solamente uno di loro, il più famoso, Marco Bruto, capendo che il popolo non aveva preso molto bene la faccenda dell’assassinio, cercò di recuperare la faccia, organizzando i Ludi Apollinares. Queste occasioni infatti erano anche momenti in cui guadagnarsi la fiducia del popolo e propagandare la propria immagine. Questo evento andò in scena tra il 6 e il 13 luglio; ma Ottaviano, da buon figlio adottivo, vedendo tutto questo non lo accettò e decise allora di organizzare in maniera ancora più fastosa i Ludi Victoriae Caesaris. Quest’occasione fu anche il momento per celebrare e ricordare la morte del dittatore romano e proprio durante questi giorni di festeggiamenti, venne avvistata in cielo una cometa. Tale segno astrale fu interpretato dai sacerdoti e da tutto il popolo romano, come un chiaro segno del nuovo status divino di Cesare. Insomma dal voler essere oscurati dai giochi di Bruto passarono a diventare il trionfo post mortem dal dittatore romano.
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