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Luigi Pirandello, l’uomo che ha portato la rivoluzione nella letteratura italiana

foto di: Immagini prese dal web

Luigi Pirandello è stato uno degli scrittori di maggior successo della letteratura italiana. Nonostante la sua fama mondiale però, l’autore sarà sempre legato alla città di Roma, la cui società sarà spesso la protagonista delle sue opere.

Una lunga carriera nata nell’eterna città

Pirandello è uno scrittore dalla lunga carriera, il cui nome ha avuto un grande peso nel mondo, dato che le sue opere hanno raggiunto i confini del globo.

Nasce ad Agrigento ma trascorre la maggior parte della vita a Roma, la città nella quale prenderanno vita i suoi studi in letteratura (proseguiti poi in Germania) e diverse sue opere. I suoi romanzi più celebri come “Il fu Mattia Pascal” ed “Uno, nessuno e centomila” nascono infatti nell’eterna città ai primi del 1900.

In realtà è però la sua produzione teatrale a renderlo famoso in tutto il mondo, nonostante queste opere inizialmente non fossero molto apprezzate a Roma. Ad esempio, “6 personaggi in cerca d’autore” presentata per la prima volta ai teatri romani, si era rivelata inizialmente un fallimento. Probabilmente il pubblico non era ancora pronto a qualcosa del genere, ancora attaccato al classico. Fortunatamente l’opera riscosse molto successo una volta successiva, quando venne presentata al teatro di Milano e portò Pirandello e la sua compagnia teatrale chiamata tra l’altro “Teatro d’arte di Roma” per il mondo, ottenendo un successo colossale.

Il massimo della gloria viene però ottenuto nel 1934, anno in cui Pirandello ottiene il Premio Nobel per la letteratura. Un importantissimo riconoscimento per un uomo che era stato in grado di separare la tradizione dal periodo moderno, dando vita a qualcosa di tanto assurdo quando straordinario.

Una poetica rivoluzionaria

Pirandello è quindi uno dei più coraggiosi scrittori della letteratura italiana. Il suo modo di scrivere infatti è stato totalmente rivoluzionario, attraverso quella che è la poetica dell’umorismo. La sua visione tragica della realtà si unisce al sarcasmo rilasciando di conseguenza un sorriso amaro.

Il suo umorismo consiste infatti nel guardare un fenomeno di per sé paradossale, andandone a scoprire la causa, anche questa assurda. La vita stessa per lui è poi un continuo paradosso ed una lotta tra l’essere umano e il titolo che la società gli da e che prende il nome di maschera. Ogni giorno è quindi un continuo carnevale dove ognuno diventa qualcosa senza conoscere neanche sé stesso. È destinato quindi ad una vita di finzione, nella quale è possibile trovare la propria Matrix solamente aprendo bene gli occhi. Perfino la letteratura è qualcosa di finto, eppure la sua è considerata vera dato che permette di conoscere la verità.

Una Roma ambientata in un’epoca fiorente, tuttavia decadente

Roma è stata quindi la madre adottiva di Pirandello. Lo ha visto arrivare al successo ed  al tempo stesso è stata anche l’ambientazione di molte sue opere, raccolte nelle “Novelle per un anno”. Nei suoi racconti infatti vi sono diversi riferimenti a quartieri romani come Via Condotti, Ponte Cavour e Piazza di Spagna.

Le belle strade di Roma si uniscono però agli sfortunati eventi che hanno coinvolto la vita dello scrittore tra cui la rovina della famiglia ma soprattutto la malattia mentale della moglie. Tutti questi eventi hanno influito quindi in primis sulla psiche di Pirandello ed in seguito su quello che scriveva. Roma quindi rifletteva la follia, la miseria e la tristezza nonostante si trovasse nel mezzo della belle èpoque, un periodo di forte evoluzione e ricchezza ma che solo alcuni classi privilegiate potevano vivere. Anche l’eterna città nella sua bellezza, resta quindi una debole marionetta della società e delle sue congetture, vittima dei tradizionali schemi da questi prefissati.