Megalesia, la festa in onore della grande dea che aveva aiutato i romani a vincere la guerra
4 Aprile 2023
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foto di: Immagini prese dal web
Era una festa che si celebrava nel corso delle prime giornate d’aprile in onore della dea Cibele, che aveva il compito di proteggere gli animali e la natura selvaggia e che aveva avuto un ruolo importante nella seconda guerra punica. Proprio grazie a lei i romani avevano vinto contro il terribile esercito di Annibale.
Una grande dea per sconfiggere un esercito potente
Si svolgeva durante le prime giornate d’aprile ed era una festa che onorava una divinità molto potente, la Grande Madre Cibele. Tutti avevano iniziato a venerarla durante il periodo le guerre puniche, esattamente nel momento in cui i romani si erano ritrovati ad affrontare la ferocia dell’esercito di Annibale.
In quegli anni i romani avevano realizzato che per sconfiggere un potente nemico avrebbero dovuto chiedere la protezione di una divinità altrettanto forte, ovvero della dea degli animali, della natura e dei luoghi selvatici.
I romani erano disposti proprio a tutto pur di ottenere la sua protezione, perfino a raggiungere le città dell’Asia Minore, nelle quali la dea era maggiormente venerata. Per questo motivo nel 204 A.C erano giunti a Pessinunte, per poter recuperare una statua della dea e per poi portarla fino a Roma e costruirvici intorno un tempio.
La prima festa della primavera
Nonostante all’inizio Annibale e i suoi elefanti stessero avendo la meglio sull’esercito di Roma, i romani erano poi riusciti a sconfiggere il suo esercito e a vincere la seconda guerra punica, probabilmente anche grazie all’aiuto della dea.
Dopo l’arrivo della sua statua nella Capitale, avevano poi pensato di rendere onore alla dea costruendo un grande tempio sul Palatino e dedicandole poi la prima festa di primavera, la Megalesia. Ricordava il momento di rivalsa che avevano avuto su Annibale e la rinascita delle piante dopo il lungo periodo invernale.
Un momento di festa ma non per tutti
Per i patrizi i giorni della Megalesia rappresentavano un momento di festa durante il quale non era concesso lavorare. Solo i contadini e gli schiavi durante quelle giornate potevano svolgere le loro mansioni abituali.
In quei giorni i nobili avevano il compito di rendere onore alla dea e di prendere parte a degli spettacoli a lei dedicati, come le recite di teatro, i balletti e i concerti musicali.
Nell’ultimo giorno di festa dovevano poi partecipare a una lunga processione che partiva dal Campidoglio e che terminava al Circo Massimo. Era la giusta conclusione di una celebrazione in onore di una grande dea come Cibele.
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