Mihajlovic, il mito dei tiri su punizione, «allenerò la Lazio»
20 Febbraio 2021
Il tecnico del Bologna oggi compie 52 anni. Che Amadeus lo abbia chiamato qualche giorno fa per gli auguri?
Siniša Mihajlović da centrocampista a tecnico
«Se i miei giocatori mi faranno un regalino io sarò contento», afferma entusiasta Mihajlović, che anche nei suoi 52 anni sembra non aver perso affatto la verve da provocatore, nell’intervista della Gazzetta di ieri. Non stupisce neanche una sua battuta successiva: «Se vado a Sanremo? mi ha chiamato Amadeus» ammette «io e Ibra saremo due zingari sul palco». E come contraddirlo se già da calciatore s’era fatto notare a Roma per una certa indisciplina? Sei stagioni alla Lazio, infatti, dal 1998 al 2004, ognuno di voi ricorderà le sue marachelle, perdonate dai tifosi, sempre a suon di goal da calci piazzati e da reti decisive.
(Fonte: 1000 Cuori Rossoblu)
D’altra parte, gli anni d’oro della squadra, che ancora contende il celebre primato capitolino con l’AS Roma, s’è l’è fatti tutti: dalla vittoria di campionato del 2000, passando per le due Supercoppe Italiane (1998 e 2000), la Supercoppa Europea (1999) e la Coppa delle Coppe (1999), fino alle due Coppe Italia (2000 e 2004). Come dimenticare la squalifica e la multa del 2003, per aver scalciato e sputato in UEFA al rumeno Mutu in Lazio-Chelsea? Le 8 giornate più lunghe di sempre, per i laziali!
Chi è Siniša Mihajlović
Ma chi è Mihajlović? Nato in Serbia il 20 febbraio del 1969, paese per cui ha sempre vantato un certo attaccamento e schieramento, anche politico, Mihajlović, mancino potente e preciso, si distinse sin da giovane per le sue capacità di tiro. Dopo aver militato per un breve periodo fra le fila della Stella Rossa, divenendo persino oggetto di studio del dipartimento di Fisica dell’Università di Belgrado che ne calcola la velocità di colpo a 160km/h, approda in Italia, prima nella Roma, poi in prestito nella Sampdoria. Non spicca per continuità o senso di tattica, ma davanti al portiere non ha pari, e gli sfidanti lo sanno. Avrà modo di dimostrarlo ampiamente nella rosa della Lazio.
(Fonte: Toro News)
È fra i biancazzurri che Mihajlovič comincerà davvero a scrivere la sua storia. Una storia che lo accompagna ancor oggi e, ancor oggi, fa parlare di sé, come uno dei migliori giocatori che il calcio italiano abbia mai avuto, insieme a Maradona e qualcun altro. «Un giorno allenerò la Lazio, lo puoi scrivere senza problemi» diceva qualche anno fa ad un giornalista. Peccato che, per il momento, l’occasione non si è mai presentata e attualmente lo troviamo nel Bologna, nelle vesti di tecnico.
(Fonte: 1000 Cuori Rossoblu)
Dal ruolo di allenatore alla leucemia
Anche come allenatore Mihajlovič non scherza affatto, rimbalzando dal 2010 in numerosissimi club: il Bologna, il Catania, la Fiorentina, la Nazionale Serba, la Sampdoria, il Torino, il Milan, lo Sporting Lisbona e, infine, come un cerchio che si richiude, il ritorno agli inizi emiliani. Solo uno stop per Siniša che, a pochi giorni dal nuovo contratto col Bologna, nel 2019, comunica l’inaspettata malattia: una leucemia acuta, spiegherà il direttore sportivo della squadra Walter Sabatini in conferenza stampa.
(Fonte: LettoQuotidiano.it)
Una notizia che sconvolge il mondo dello sport, e i tifosi, e che invece Mihajlovič affronta con la forza di un leone, come in campo, in maniera tempestiva e sicura, tornando a sorpresa dopo 44 giorni d’assenza, e ancora sotto cura all’ospedale, in panchina coi colleghi. D’altra parte il serbo ha sempre amato i colpi di scena e i record, collezionando il maggior numero di gol (28) in Serie A su calcio di punizione dal 1987 in poi e, a pari merito con Giuseppe Signori, il maggior numero di gol (3) su calcio di punizione in una singola partita di Serie A, con la maglia della Lazio.
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