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La notte del dieci agosto è riconosciuta come quella delle stelle cadenti. Sapete però perché si chiama così? Scopriamolo insieme.
Da diverso tempo siamo abituati a chiamare la notte di San Lorenzo come quella della stelle cadenti, per diversi motivi che riguardano principalmente il mondo cristiano.
Nella notte del dieci agosto, tutti si fermano ad osservare le stelle cadenti, uno sciame di meteoriti provenienti dalla costellazione Perseo, che la Terra nel periodo estivo si trova ad attraversare.
La tradizione cristiano-popolare vuole però dedicare questa magica notte a San Lorenzo, che è stato fatto bruciare il 10 agosto sotto l’imperatore romano Valeriano.
In questo giorno infatti, le stelle vengono chiamate anche fuochi di San Lorenzo, perchè rappresentano le scintille della graticola nella quale il Santo è stato fatto bruciare. Altre usanze invece collegano le stelle, alle lacrime versato dal Santo, il giorno della sua morte, che viaggiano nel cielo e che per ricordare la morte di San Lorenzo, scendono sulla Terra il 10 agosto.
Nonostante in realtà il Santo non sia stato bruciato ma decapitato, siamo rimasti cari a questa finta leggenda che è entrata a far parte della nostra tradizione. Negli anni poi, diverse opere sono state dedicate a questa notte luminosa, tra cui la famosa poesia “X agosto” di Giovanni Pascoli.
La notte del 10 agosto ha poi un’atmosfera magica oltre che suggestiva, perché realizza i desideri di chi li esprime guardando le stelle cadenti. Anche per questo motivo, sempre più persone nella notte di San Lorenzo si recano in un luogo lontano dalla luce artificiale ad osservare le stelle, in attesa che cadano e che portino un po’ di fortuna a chi le trova.
Già dai tempi antichi si è sentito parlare della “pioggia di stelle” che colpisce la Terra nelle notti d’estate. Le fonti più remote provengono dalla Cina e risalgono al 30 A.C. . A differenza delle nostre tradizioni però, la caduta delle stelle era vista come un presagio di sfortuna.
Anche i persiani ed in particolar modo i seguaci del profeta Zaratustra collegavano la pioggia di stelle ad un evento negativo, in quanto credevano che i meteoriti che prendevano fuoco non erano altro che delle streghe o dei demoni che sfuggivano a Sirio, l’astro centrale.
Nella civiltà di Sparta il passaggio delle stelle aveva invece un peso politico, in quanto decidevano se un re poteva essere deposto o meno. Ogni 9 anni infatti, bisognava guardare le stelle per capire se queste erano favorevoli al re. Se veniva avvistata una stella cadente il regnante doveva essere immediatamente sostituito, in quanto significava che le stelle e gli dei, non gradivano la sua reggenza.
I greci invece collegavano la caduta delle stelle al mito di Fetonte, semidio e figlio del dio del Sole Febo. Fetonte era stato ucciso da Zeus in un fulmine, in quanto il giovane incosciente per dimostrare il suo essere divino, aveva rubato il carro di suo padre, causando così il caos nel cielo e nella terra.
Anche per la società dell’antica Roma, le stelle erano dei segnali che provenivano dagli dei, e che venivano interpretati dai sacerdoti aurispidi, attraverso lo studio degli organi animali.
La caduta delle stelle coincideva poi con la giornata dedicata a Priapo, figlio illegittimo di Afrodite e Zeus e dio della fertilità.
Di conseguenza i romani credevano che la pioggia delle Perseidi, fossero opera del dio Priapo che versava il proprio seme su tutta la Terra, rendendo i campi fertili ed i raccolti rigogliosi.
Le stelle cadenti erano quindi dei messaggi positivi ma anche delle guide per i marinai. Gli astri infatti, prima dell’invenzione del gps, erano degli elementi da seguire che permettevano alle barche di tracciare le rotte nel cuore della notte per giungere poi alla propria destinazione.
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