Dario Argento, il maestro dell’horror italiano
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Vi abbiamo fatto scoprire la vita e il successo di Claudio Casalini nei precedenti tre articoli, oggi concludiamo l’intervista dei uno dei più famosi dee-jay e produttori che ha fatto la storia dei 33 e 45 giri
Ringrazio per i complimenti. La più bella serata della mia vita l’ho fatta il 19 dicembre 2019 a Napoli in un negozio-boutique-bar-discoteca. la gente non balla più come una volta, la voglia se ne è andata con quello che sta succedendo nel mondo. Il ruolo del dee-jay è un altro. Creare sempre un ambiente, l’atmosfera giusta, ma senza forzare la mano. Il missaggio è sempre importante, ma la qualità dei pezzi che metti lo è ancora di più. Prima di Marco Trani ce n’era uno solo, oggi sono tutti bravi come lui. E grazie! Senza dischi, con le chiavette e le padelle…Io per 40 anni ho messo sempre e solo bombe (Gloria Gaynor, Village People, etc.) Non rinnego nulla, non sputo nel piatto dove ho mangiato per mezzo secolo, ma ora sono stufo. Se voglio mettere James Senese, lo metto! parto con gli Osibisa? Sì, parto con gli Osibisa. Faber al Much More diceva “Vi metto un lento, uno solo, ma dovete ballarlo”; questo significa fare il dee-jay, imporre la propria personalità. Ho sempre lavorato pensando a ciò che voleva il gestore del locale. Ora il gestore non mi dice più cosa devo fare, ma mi dice “Fai!”. Difficile che sbaglio genere.
Vorrei tanto che non si ballasse o non si fosse una discoteca, ma in un disco bar, dove si spizzica, tutti in piedi con i drink in mano ed orecchie da intenditori ben tese. Altrimenti la classica serata dove si cena e poi si balla anni ‘70 e ‘80 (gli anni ‘60, onirici, velocissimi solo se hai 5-600 persone in pista altrimenti no!)
In primo luogo arrivo prima di tutti i clienti ed inizio la serata col locale vuoto a basso volume. Anche le luci devono essere perfette. Poi normalmente c’è prima una cena, non sembra ma è faticosissima la musica perché puoi dar fastidio alla gente che conversa tra rumore di piatti e bicchieri, però questo è il momento di mettere le perle, le cose migliori che poi non potrai più giocarti. Ora non essendoci più una netta divisione tra la cena ed il ballo il DJ deve capire come declinare quei 15-20 minuti duranti i quali probabilmente arrivano anche quelli che hanno mangiato altrove e vengono solo per ballare. Pericolo in vista, clienti di prima classe e clienti di seconda, qualcuno vorrebbe far notare la differenza (io ho cenato e tu no). Quindi la musica deve risolvere il problema e come DJ inizi con qualcosa di più ritmato e caldo. La voglia di ballare la devi sentire sia nel primo tipo di clientela che nel secondo.
Quando si spostano i tavoli e i clienti sono al caffè o alla grappa e sono arrivate anche forze nuove che ordinano i primi drink, il DJ riunisce tutti con del sano e genuino rhythm and blues. Immortale Otis Reddings, se ce la fai anche qualche pezzo di Jonis Joplin e dei Doors, oppure vai via con brani di Gato Barbieri e di soul jazz o fusion che sta tornando alla grande, ma la scelta deve essere sopraffina (Hubert Laws, Grover Washington Jr, Marvin Gaye, Sarah Vaughn, Amy Winehouse, ma anche pezzi di Chic ed Earth Wind & Fire, dipende dal brano… Bisogna studiare molto e la preparazione fatta precedentemente a casa deve essere molto accurata. I clienti iniziano a ballare e dopo Aretha Franklin, Patti La Belle ed Etta James il dee-jay propone l’ABC della disco music americana degli anni ‘70. Evitare cassa piatta ed house music, ma soul funk leggero e pezzi boogie fino a 98 battute per minuto, ma tutto eseguito celermente. Domandi al direttore di sala se c’è qualche torta di compleanno o qualcos’altro da festeggiare, allora stoppi tutto e fai l”happy birthaday to you” della situazione, ma poi non puoi più fermarti.
Il lavoro del DJ è semplice, non complichiamolo troppo. Cosa vuole la gente? Sana allegria e divertimento, distrazione senza alcun coinvolgimento nei fatti del giorno e di cosa succede nel mondo, non deve pensare a nulla di tragico e sconveniente. Penso che Barry White sia il migliore per assolvere un compito come questo e che non abbia mai fatto del male a nessuno, come neppure Delegation o K.C. & The Sunshine Band. La pista deve essere piena per forza a questo punto, altrimenti devi aver sbagliato qualcosa. In questo caso devi ricorrere al piano B dove ci sono gli Hot Chocolate, gli Abba con Dancing Queen, The Real Things, per poi mettere la regina della disco dance Gloria Gaynor (quindi come vedi le solite cose trite e ritrite ma proposte nelle giusta maniera). Con il vinile sei più convincente, c’è l’effetto vintage, ma quello vero, non quello alla Paolo Pasquali fatto di parrucche, dopodiché non ti resta nulla della serata.
Ora arriviamo a “I Will Survive”, il resto è noto, ognuno può scegliere se andare su dritto alle 140 BPM o rimanere a 122 o al massimo 124. Dipende da quanta gente hai in sala, che età hanno, che tempo fa fuori, che giorno della settimana è. Io propongo di arrivare a Michael Jackson e poi mettere due lenti, ma ripeto la situazione la vedi lì per lì. Altrimenti arrivi a YMCA o Macho Man e poi vai su Vola della Cuccarini e su Raffaella Carrà rischiando di rovinare quanto di buon fatto prima. Poi dipende tutto da quanto tempo deve restare un cliente chiuso in una location? 4 ore? 5 ore? Da qui si capisce cosa fare e quando farla. Insomma abbiamo Rod Stewart, Rolling Stones, Prince, U2, Simple Mind, Electric Light Orchestra, Mike Oldfield, Alan Parson, BB King, Toto, David Bowie, senza contare centinaia di pezzi come “City Light” di William Pitt e “Ego ” di Nat Augustine che la gente non sente molto spesso. Ma io trovo che se in piena pandemia si mette “Body to Body” di Gepy & Gepy è un po’ come esorcizzare il virus e riderci… Anzi ballarci sopra.
Sinceramente sono indietro di anni luce. Mi piace Mamhood, più che lui il beat che c’è sotto, poi c’è un cantautore Ed Sheeran ed una certa Taylor Swift, ma sono proprio digiuno di roba nuova.
Il mio compleanno cade il 6 agosto e non è stato mai possibile festeggiarlo. Invece sarebbe bello per il mio 50º anniversario trovare un posto dove con i miei colleghi mettere uno, due dischi per uno, come fratelli. Tutti insieme con una birra ed una pizza, ma poi ci deve essere un pezzo di legno, alto come una porta di casa con un gancio e tutti che mi riprendono con l’iPhone quando attacco la cuffia al chiodo e con le mani faccio segno: “Basta!”, così si tolgono Casalini dalle palle.
Uno che tanto non eseguirà: se vuole avere successo come disc-jockey deve far finta che chiavette e padelle non siano mai esistite. Comprarsi a poco a poco dei bei vinili. Quando arriva che ha tutto, 3-400 dischi a 45 o 33 giri, si propone come il puro DJ di una volta.
Come uno che corre… Perché davvero non mi sono mai fermato ed ancora oggi mi sto spaccando la schiena. Sì, un podista che è stanco, ma felice perché in fondo ha fatto l’unica cosa che sa fare, correre sempre senza rilassarsi mai.
Credits: Faber Cucchetti
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