“Tra Sacro e Profano” la pittura di Ulisse Scintu a Palazzo Ruspoli
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Sono davvero tante le divinità che un tempo erano venerate dagli antichi romani. Tra queste vi era anche la dea Vica Pota che era particolarmente amata dai militari di Roma. Ma chi era? E perchè era così importante per le truppe?
Ai tempi degli antichi romani c’era un calendario che divideva un anno solare in due sezioni. Una di queste era dedicata ai giorni di lavoro, mentre una seconda indicava i giorni di festa, che un tempo erano davvero tanti. In diversi momenti dell’anno c’erano le occasioni per poter rendere omaggio ad un dio, tramite dei ricchi banchetti oppure la costruzione di templi.
Tra le tante feste che ricorrevano nel calendario ve ne era una dedicata alla dea Vica Pota, che veniva celebrata il 5 gennaio di ogni anno. Era stata scelta questa data perchè secoli fa, proprio durante il 5 gennaio era stato consacrato un tempio in suo onore. Questo si trovava sul colle Velia, accanto alla casa della famiglia Valeri.
Le origini di questa dea non sono ben chiare. Seneca ad esempio considera Vica Pota come la madre di Diespeter, meglio conosciuto come Jupiter o ancora, Giove. Qualche altro studioso identifica Vica come una divinità degli inferi. Alcuni invece assimilavano questa figura alla dea Vittoria, o anche alla Nike greca, una dea alata che simboleggiava della vittoria. Gli etruschi invece identificavano la dea Vica con Lasa Vecu, una ninfa con un paio di ali ed in mano una spiga di grano.
Una cosa però è certa. I romani la veneravano affinchè poi potessero vincere e ottenere delle ricche ricompense durante le battaglie.
Vica Pota era quindi una dea molto cara ai romani ed in modo particolare alle truppe. Veniva omaggiata ogni 5 gennaio con una grande festa che aveva inizio proprio sul Velia, il colle in cui si trovava il tempio. Il santuario per l’occasione veniva arricchito di ghirlande e fiori e la gente ed in particolar modo i militari si recavano nella struttura a rendere grazie alla dea oppure a pregarla. Le principali richieste erano le vittorie nelle guerre e l’abbandanza dei raccolti. In cambio invece si promettevano delle ricche ricompense, come la costruzione di templi, altari.
Durante i rituali i soldati romani offrivano poi a Vica Pota delle pellicce o delle sciarpe che avevano indossato in una battaglia vinta. Su queste scrivevano poi il loro nome e quello della loro famiglia, per ringraziare la dea e per fare in modo che lei in futuro si fosse ricordata di loro, che con coraggio avevano portato la gloria e la pace nelle loro case.
Nelle campagne invece durante il 5 gennaio, si versava del vino sull’altare della dea, affinchè anche lei potesse berlo. Era un segno di riconoscenza che i contadini facevano alla dea, sperando che il successivo anno il loro raccolto fosse stato buono. La veneravano quindi in segno di buon auspicio, così come facevano anche i soldati.
Il 5 gennaio non era soltanto un’occasione per poter celebrare la dea ma anche un pretesto per rendere onore anche a quei valorosi combattenti che si erano battuti per difendere il loro territorio l’anno precedente.
In quella giornata infatti i soldati indossavano le loro armature decorate con le falere, delle pietre legate ad una cintura che indicavano la forza dei militari e che gli concedeva alcuni privilegi. Anche i militari ricevevano poi dei doni, ma non consistevano in altari o templi ma in vino e cibo. Dopotutto per loro era un giorno davvero speciale e doveva essere festeggiato al meglio. Celebravano infatti il 5 gennaio prima con i loro generali attraverso un ricco banchetto, poi nelle loro case. Organizzavano una grande festa insieme alla loro gens affinchè anche le famiglie potessero riconoscere e stimare quel valoroso combattente.
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