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Il pangiallo è un dolce natalizio tipico della tradizione romana. È un piccolo ed antico scrigno dorato che contiene un’esplosione di sapori. Ma voi, come lo preparate il pangiallo? Sapevate poi che le sue origini risalgono ai tempi dell’età Imperiale?
Il Natale sta arrivando ed insieme a lui tornano i dolci natalizi. I supermercati in questi giorni si stanno riempendo di panettoni, pandori, torroni e bottiglie di spumante. I forni delle case sono invece accesi per preparare tantissime pietanze da consumare durante le feste, in modo particolare il pangiallo. Questo è un dolce che appartiene alla tradizione romana e che difficilmente si trova nello scaffale di un supermercato. Le sue origini sono molto antiche e pare risalgano ai tempi dell’età Imperiale.
Il pangiallo era una pagnottella dorata che si mangiava durante il solstizio d’inverno, in un momento di attesa del ritorno del sole. Il dolce aveva una forma tonda che ricordava appunto il caldo ed amato sole e veniva quindi consumato in segno di buon auspicio. Anche per questo motivo il pangiallo oggi prende questo simpatico nome. Ha la forma di un panetto ed una crosticina dorata ed è quindi inevitabile chiamarlo così.
Il pangiallo è quindi un dolce che da secoli fa parte della tradizione romana e che negli anni ha subito alcune evoluzioni. Ai tempi antichi il pangiallo era preparato con i noccioli della frutta estiva, come le pesche e le albicocche. Questi venivano essiccati e successivamente triturati. In quei tempi le nocciole e le mandorle non erano facili da procurare oppure costavano davvero troppo, per questo motivo bisognava ricorrere a delle alternative. Successivamente poi ai noccioli veniva sostituita la frutta secca. Questa unita al cedro e ad una pastella d’uovo era perfetta per realizzare un impasto solido, dalla crosta croccante che veniva poi cosparso di pepe nero. Il risultato era quindi uno scrigno dorato dai mille sapori.
Oggi la ricetta del pangiallo propone degli ingredienti diversi. Ad esempio la pastella non viene più realizzata con l’uovo, mentre al ripieno si sono aggiunti il cacao ed il vitigno. In realtà però ognuno sceglie di fare il pangiallo come meglio preferisce, preparandolo alla maniera tradizionale, oppure utilizzando ingredienti particolari come lo zafferano. Di conseguenza sono tanti tipi di pangiallo che si trovano nel Lazio e che cambiano di casa in casa, eppure c’è sempre una cosa che li accomuna; la bontà.
Il pangiallo non è un dolce difficile da realizzare e la sua preparazione non richiede troppo tempo. Per iniziare bisogna far sciogliere il miele in una pentola facendo attenzione, perchè il rischio di farlo bruciare e fare un caramello è dietro l’angolo. Successivamente va unito il cacao ad alcuni ingredienti che vanno prima tagliati: il cioccolato, le mandorle, le nocciole, le noci e l’uvetta. Insieme vanno mescolati con il miele fuso e della farina, affinchè si crei un impasto bello denso e mollo. Da questo vengono estratti alcuni panetti che poi vanno messi in una teglia a riposare per un paio d’ore.
Il passo successivo è poi realizzare la glassa. in passato veniva utilizzato l’uovo ma ora si sceglie di mescolare in un pentolino l’acqua, dello zafferano, dell’olio e della farina. Insieme formano così una cremina, una pastella da spennellare sul panetto. Infine il panetto ormai dorato va messo in forno a scaldare finchè non ottiene il colore da cui prende il nome; il giallo.
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