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L’Italia è di nuovo messa a dura prova. A farne le spese anche 8 studenti su 10. Le scuole ripiombano, più o meno tutte, in DAD. Per i più piccoli e le loro famiglie si tratta dell’ennesimo colpo da incassare. Qual è la condizione degli asili nido di Roma? Di seguito vi diamo qualche dato statistico…
A Roma esistono 838 asili nido, per bambini dai 0 ai 3 anni. Stiamo parlando di oltre 20.000 posti a disposizione, eppure le liste d’attesa sono sempre sembrate infinite! Almeno fino all’anno scorso, perché con l’emergenza pandemica le statistiche 2019-2020 riportano una riduzione delle domande del 32,2%, rispetto agli altri anni. Quali strutture sopravviveranno a questa (ulteriore) dura prova? Le famiglie sono esauste, i bambini neanche a parlarne. Immaginate un bimbo di 3 anni chiuso in casa, tutto il giorno. Sembra un film di fantascienza, ma la realtà ormai supera qualsiasi previsione fatta in merito. Roma è di nuovo in zona rossa, lo è buona parte del territorio italiano (a esclusione della bianca Sardegna, un miraggio praticamente, e delle arancioni Valle D’Aosta, Toscana, Liguria, Umbria, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Provincia autonoma di Bolzano). I presidenti delle Regioni, come da DPCM, possono stabilire la sospensione delle attività scolastiche in 3 casi: dove vi sono misure più stringenti, per via della gravità delle varianti; nelle zone con oltre 250 contagi per 100.000 abitanti, nell’arco di una settimana; nel caso di un improvviso peggioramento del quadro epidemiologico. In altre parole, le scuole saranno di nuovo costrette alla DAD, ormai pane quotidiano per maestre e studenti, non importa il grado, tanto meno l’età. E ognuno sarà nuovamente costretto a munirsi di pc, tablet e strumentazioni adeguate alla didattica a distanza. Per i disabili e i BES (bambini con Bisogni Educativi Speciali) qualche struttura già assicura la presenza in aula. Sembrano scene già viste, in parte lo sono, ma il coraggio emotivo, che ci viene richiesto ora, equivale all’ennesimo colpo da incassare.
(Fonte: Castel Gandolfo)
Come per le superiori e le scuole medie, anche per gli asili nido e le materne in zona rossa, poi, non si discute: definitivamente chiusi e con apertura da destinarsi. La zona rossa vede obbligatoriamente sospesi i servizi educativi in presenza per l’infanzia. Si parla di sezioni primavera, spazi gioco, centri per bambini e famiglie, ludoteche e servizi educativi domiciliari. Così, se già qualche famiglia, da marzo scorso, era indecisa sul da farsi adesso la scelta è una sola e vale per tutti, compresi i più piccini. E la circostanza più amara è che, probabilmente, se chiedessimo a un bambino di due anni, che parla ancora di sé utilizzando la terza persona, di spiegarci cos’è la LEAD (Legami Educativi A Distanza) non saprebbe neanche da dove partire! Pensate, metterlo fermo davanti ad uno schermo ad imparare qualche gioco. Eppure, già sperimentato durante il lockdown, questo sarà il destino degli istituti educativi: mantenere con bambini e famiglie un filo (sottile? funzionante? realistico? poco importa). In compenso, il settore dell’istruzione non molla e molte educatrici, munite di un grado di pazienza non indifferente, cominciano ad organizzare attività online per intrattenerli.
(Fonte: UrloWeb)
Un discorso tanto avvilente quanto quello sulle future iscrizioni. Dalle statistiche 2019 del comune di Roma, infatti, gli iscritti alle strutture educative comunali a gestione diretta, o private a gestione comunale indiretta, erano complessivamente 19.008, di cui 12.930 (68,0%) per le prime e 6.078 (32,0%) per le seconde. Numeri che fanno riflettere, se pensate che le nascite dal 2017 al 2019 siano state oltre 50.000; che paragonati all’anno educativo 2011-2012 contano una riduzione dell’oltre 30%; e che in prospettiva del nuovo anno, date le continue restrizioni e chiusure, probabilmente, scenderanno ancora.
Così, sebbene sul sito del Campidoglio già si possano leggere le linee guida d’iscrizione al nido e alla materna, aperte dal 16 febbraio 2021 fino al 22 marzo, per l’anno scolastico 2021-2022, ciò che viene davvero da chiedersi è quante strutture reggeranno davvero botta (come diremmo noi)?. È uno shock (buona pace per Renzi che saprebbe dirlo sicuramente meglio e per noi che almeno con questo sblocco di un ricordo speriamo di avervi strappato un sorriso), ma è anche un’altra richiesta di pazienza e sacrificio per le numerose famiglie di Roma. Non dimenticando, la correlata situazione economica attuale: precari mandati a casa, buste paga in ritardo, casse integrazioni, lavori imprenditoriali su lastrico e poveri, sostanzialmente, sempre più poveri. Che viene da chiedersi: come fanno per l’acquisto di un eventuale mezzo digitale per ogni figlio, se ne hanno più di uno (sempre buona pace per il “vecchio” bonus acquisti di 500 euro)? Per non parlare di chi potrà passare il tempo con questi bambini, se entrambi i genitori dovessero lavorare. O, ancora, del caso delle mamme – non me ne vogliano i papà – di quelle accompagnate, sposate o di quelle single, separate, sole (come preferite voi). E questo per una ragione davvero spiacevole: perché, se ancora non ne siete al corrente, la crisi del mondo del lavoro, causata dal Coronavirus, si declina ancora una volta (come se in generale non bastasse) soprattutto al femminile. In questo senso, le statistiche Istat parlano più che chiaro: elaborate dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, nel focus Ripartire dalla risorsa donna, il secondo trimestre 2020 conta 470 mila occupate in meno, rispetto allo stesso periodo del 2019. Insomma, un calo del 4,7 %! E cosa dire dei posti di lavoro persi? 841 mila nei soli primi tre mesi. Il 55,9 % di questi posti erano occupati da donne. Certo sono numeri ancora in revisione, tendono a precisare gli analisti, ma se pure le percentuali variassero il sentimento di sconforto non rimarrebbe il medesimo?
(Fonte: Consulenti del lavoro)
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