“Il tempo del futurismo”, la mostra che si interroga sul rapporto tra arte e scienza
La Galleria Nazionale ospita un percorso espositivo dedicato al celebre movimento del secolo scorso che è analizzato con un occhio di riguardo all’attualità.[...]
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano”, perciò abbiamo deciso di farvi tornare un po’ indietro nel tempo. Vi ricordate i vostri giochi? Ce n’è qualcuno tra questi qui sotto?
“Ah ragazzi’ te ‘o buco quer pallone” gridavano le nonne, che poi faceva strano perché erano loro a permetterci proprio tutto o a difenderci se la mamma ci sgridava, prendendo in ogni caso le nostre parti. Erano belli gli anni dell’infanzia: la spensieratezza degli occhi di un bambino è impagabile. Era bello correre nel campetto sotto casa col pallone ai piedi e qualche amico; era incredibile inventare grandi romanzi e storie d’amore fra Barbie e Ken – per chi era fortunata e l’aveva, altrimenti dovevi tagliare i capelli corti corti ad un’altra bambola e far finta lo fosse -. Quanti fogli bianchi abbiamo riempito di sogni e colori? Quante cose abbiamo immaginato da bambini? Si passava dall’essere un’astronauta, all’essere una guardia e poi un ladro. Le macchinine, il periodo dei fili colorati intrecciati per farne braccialetti o portachiavi da attaccare allo zaino. I gavettoni ad acqua d’estate per fare gli scherzi, la campana disegnata a terra con qualche gessetto trovato in giro o rubato alla lavagna della scuola! Il gioco saltacavallo o cavallina! I tempi dell’ingenuità, della fantasia, pure un po’ dell’incoscienza. I tempi di una libertà che era davvero libera, di un tempo che sembrava finire sempre troppo presto, perché quando ci si diverte passa più veloce.
Vi ricordate quando giocare era il vostro unico lavoro, era il vostro mestiere di bambini? Qualcuno di voi sicuramente lo ricorderà: non si aveva bisogno d’istruzioni per giocare, né di tanti oggetti, perché tutto poteva assumere le sembianze di un gioco. Persino le regole le sceglievamo noi! Le bambole, con meravigliosi vestiti e cappelli, erano un must per le bambine degli anni ’50-’60. Gli aquiloni, spesso persino costruiti da sé, che salivano in cielo, erano un altro passatempo di chi, in quegli anni, viveva la fanciullezza. I gruppi non erano certo chat! Quando si stava in gruppo, si stava tutti fisicamente insieme e per certi giochi era necessario, come l’immancabile partitella di pallone, tradizione di ogni epoca. Le discese con i sacchetti, a mo’ di slitta, da qualche piccolo pendio, le trottole e il celebre gioco di mani con l’elastico. Quanto era difficile passarsi il filo, cambiandone, di volta in volta, la forma? Esisteva una vera e propria tecnica al riguardo! I palloncini, che soffiati troppo forte, facevano girare la testa e il cerchio…per chi sapeva muovere il bacino! Come dimenticare l’acchiaparella? Dovevi correre veloce come il vento per non farti acchiappare dal malcapitato bambino a cui era toccato il ruolo di “giustiziere”. La bandierina che dovevi sbrigarti a rubare! «Sapete dirmi come si cresce oppure è incomunicabile come la melodia e la magia?» scriveva E. Dickinson.
Non possiamo non contemplare pure il gioco del nascondino! I fugoni durante la conta e la ricerca del posto perfetto da cui non essere scovati. Quanti di voi finivano puntualmente sotto il letto o dietro una porta? Se facevi “tana libera tutti” eri un eroe! Salta la corda, ore ed ore a giocare in ogni dove.
Il gioco della bottiglia: quanti baci innocenti? Le biglie, le intramontabili biglie da collezione, per le quali si costruivano percorsi stratosferici! Per non parlare della bicicletta, il due ruote più gettonato dell’infanzia. Imparare ad andare in bicicletta era un evento, da bambini, prima si attaccavano delle piccole rotelle, nella ruota posteriore, che si toglievano una alla volta, poi si diventava bravi nell’equilibrio e si girava senza. Gare di bici, viaggi d’esplorazione che sembravano giri intorno al mondo! L’irrisolvibile cubo di Rubik tutto colorato e per i più fortunati l’Atari 2600, il primo vero joystick. Infine i Lego, mica avanzati come quelli di ora! Lì si che si doveva essere veri e propri ingegneri: c’erano solo mattoncini e finestrelle. La prima caduta sui pattini a rotelle, quella sullo skateboard e i primi dolci creati col Dolce Forno, a cui si aggiunse il Dolce Gelato. Infine, gli Shangai, il gioco più fermo di sempre!
Ogni epoca ha avuto i suoi giochi e molti di essi esistono tuttora, qualcuno con aggiunte e modifiche, qualcun altro esattamente per come veniva giocato dai nostri nonni. Perciò, a Palazzo Braschi, fino al 31 Gennaio, non perdetevi la possibilità della mostra sugli antichi giocattoli. Il percorso si articola in sei nuclei tematici, la città e la campagna, giochi di strada e di cielo, il bambino in movimento, la famiglia, il lavoro, il viaggio. Gli esemplari esposti sono principalmente riferibili agli anni compresi tra il 1860 e il 1930, la cosiddetta “età d’oro” del giocattolo, per una collezione di almeno 700 giocattoli!
Cosa aspettate?
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