“Il tempo del futurismo”, la mostra che si interroga sul rapporto tra arte e scienza
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Fu la prima scuola metodo Montessori, per la classe operaia, di Roma: era il 6 gennaio 1907, sai dove venne inaugurata?
Molti di voi avranno sentito parlare della Montessori e del suo rivoluzionario metodo d’insegnamento: una concezione nuova di scuola dell’infanzia, di bambino e di apprendimento. Pochi di voi però sapranno che, la prima scuola Montessori di Roma, nacque proprio oggi, il giorno della befana e dei dolciumi, e in uno dei quartieri – allora – meno scintillanti e più malfamati della città. Si trattava della zona con maggiore presenza operaia della capitale ed è semplice capire da voi quanto il fatto risultò innovativo. Per questa particolare categoria di cittadini, infatti, era impensabile mandare i propri figli a scuola: emarginati dall’educazione scolastica, perché piuttosto costosa, a differenza dei ricchi, muniti di tutori o insegnanti privati, i bambini provenienti da famiglie meno abbienti non godevano della stessa possibilità di istruirsi, sostituendo ai libri, la strada e, alle matite colorate, i piccoli lavori manuali.
(Fonte:Vanilla Magazine)
Dovete immaginare che Roma, agli inizi del ‘900, non era esattamente per come noi oggi la viviamo e non a tutti i bambini era concesso di giocare in libertà e spensieratezza. Qualcosa, tuttavia, stava cambiando…
All’improvviso, a farsi promotrice di questo incredibile cambiamento, in virtù anche (e non solo) di attenti studi scientifici, fu una giovane studiosa, Maria Montessori. Educatrice, pedagogista, scienziata e filosofa italiana, non fu soltanto una delle prime donne a potersi laureare in medicina, ma una delle prime a battersi contro la visione adultocentrica dell’epoca. Considerati niente più che “piccoli adulti“, o piccole tabulae rasae da riempire, secondo questa prospettiva, ai bambini veniva impartita un’educazione per nulla adeguata alle loro caratteristiche reali, ma basata su ideali astratti e costrutti teorici che vedevano al centro, e all’origine, il punto di vista degli adulti.
(Casa dei bambini, fonte: Ilmamilio.it)
I diretti interessati, insomma – quelli più fortunati – non avevano voce in capitolo: come meri soggetti passivi, vuoti contenitori da colmare, gli insegnamenti erano subiti più che partecipati e il compito degli insegnanti era unicamente quello di impartire nozioni e trasmettere informazioni. Così, conseguenza evidente di una dinamica di passaggio monologica, per così dire, pecca e pena di una relazione tanto gerarchica quanto gerarchizzante, l’universo stesso del bambino, sempre se sottinteso, nei casi migliori veniva meno, nei peggiori era considerato inesistente.
Nulla di più lontano dalla verità, secondo la Montessori che, anzi, sosteneva la centralità del bambino, a maggior ragione in pratiche del e per il bambino: concetto oggi abbastanza palese, ma allora davvero sovversivo. E infatti la lotta fu dura, non solo a causa dell’analfabetismo dilagante: rendere noto quel “banale” quanto fondamentale principio significava rimettere in discussione tutto l’apparato vigente; criticare ciò che, fino a quel momento, era stato dato per assodato. Eppure, la donna non si arrese e nel 1907 fondò la prima Casa dei bambini, nel quartiere San Lorenzo di Roma.
(Fonte: Roma2pass)
Non una scuola come le altre, piuttosto uno spazio aperto a tutti, soprattutto ai figli dei lavoratori, e studiato interamente a misura di bambino; un luogo capace di rispondere ai bisogni e alle possibilità reali del piccolo dai 3 ai 6 anni, di stimolarne la creatività e la concentrazione. Tutto cambiava rispetto alla norma, la Montessori stessa rivide ogni cosa, ogni minimo dettaglio, a partire dall’arredamento: l’ambiente non poteva più essere inteso come accidente, ma come costituente necessario; come veicolo d’apprendimento; come universo utile e capace alle più disparate espressioni. Per la prima volta, il bambino veniva posto in prima linea, insieme alle sue caratteristiche: il suo tempo, la sua personalità, le sue capacità naturali e i suoi sensi.
Perché: «se v’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo» (M. Montessori)
Ancor oggi, recandovi in quello che ormai è diventato per antonomasia il quartiere degli universitari potrete ammirare un bellissimo murales dedicato alla studiosa e le mura della prima Casa dei bambini, in via dei Marsi 58.
(Fonte: Boboto)
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