"Nun sape’ a chi da’ li resti", la frase degli esausti
Come ogni modo di dire romanesco, anche il “Nun sapè a chi dà li resti” ha la sua storia. Ma cosa significa in italiano? Ogni cosa ha la sua storia Sono tanti i […]
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Quante volte abbiamo usato questo modo di dire, come per dire e mo’ t’arrangi, a qualcuno che l’aveva veramente combinata grossa, ma da dove deriva questo detto e qual è la storia dei tram a Roma?
Il detto, utilizzatissimo a Roma, ma anche in tutta Italia, ha perso nel tempo le sue origini, ma il suo significato no. Attacchete ar tram, a cui i romani aggiungono per esigenza dialettale anche una sillaba finale -me a tram, facendolo diventare tramme, prende il suo significato dall’antica usanza di prendere al volo uno dei mezzi di trasporto su rotaia, inizialmente tra i più diffusi in tutte le città europee e di conseguenza anche a Roma. I vagoni dei tram infatti, alle origini, avevano all’esterno delle grandi maniglie sporgenti che permettevano a chi doveva usare il mezzo di trasporto di prenderlo anche in corsa. Quante volte nei vecchi film abbiamo visto la classica scena in cui si corre dietro a un treno o proprio a un tram per prenderlo al volo e salirci sopra? Ecco proprio da questa usanza deriva il detto, visto che quel comportamento era proprio di uno che sapeva arrangiarsi! La scena più famosa in cui qualcuno prende, un autobus, questa volta, al volo, la ricordiamo tutti, ma rinfrescare la memoria non fa male e farci una risata su, men che meno!
Tempo fa vi raccontammo la storia del giro dell’anello, quando il treno passava a Tor Pignattara ma prima che all’interno di Roma si diffondessero a macchia d’olio le linee tramviarie, ci furono altri mezzi di trasporto pubblico che consentirono i primi spostamenti “veloci” ai cittadini romani.
I primi infatti furono i cosiddetti omnibus ovvero le carrozze a cavallo che permettevano il trasporto di circa una decine di persone. Questo mezzo, inventato in Francia nella seconda metà del ‘600, ebbe un grande successo solamente a partire dai primi decenni dell’800, grazie alla crescita della borghesia e quindi a una maggiore disponibilità economica da parte di più persone. A Roma il primo esempio di omnibus, venne inaugurato nel 1845 su autorizzazione di Papa Gregorio XVI e collegava Piazza Venezia con la Basilica di San Paolo fuori le mura. Una vera rivoluzione per i pellegrini e per coloro che volevano spostarsi in velocità da una parte all’altra della città.
No non abbiamo bevuto, una volta i tram erano trainati anche dai cavalli, come? Proprio come state immaginando, alle briglie dei cavalli infatti, non era più attaccata la carrozza, ma un vero e proprio vagone più grande della carrozza, che camminava su rotaie e che poteva trasportare molte più persone rispetto a prima. In sostanza, il tutto era proprio come un tram che conosciamo ora, solo che a trainarlo erano ancora i cavalli invece dell’energia elettrica.
L’ultimo gradino dell’evoluzione di questo mezzo di trasporto pubblico è proprio il tram mosso da energia elettrica. Il primo tram elettrico nella città di Roma venne sperimentato domenica 6 luglio 1870, alla presenza del Re d’Italia Umberto e grazie alla Società Romana Tramways Omnibus (SRTO), l’antenata dell’Atac, pe’ capisse. Da lì in poi, grazie a molti esperimenti, alcuni riusciti altri meno, si riuscì ad elettrificare tutte le linee della capitale, togliendo dal giogo della fatica i cavalli.
Piano piano però, questo mezzo di trasporto venne sempre più razionalizzato e le linee sempre più accorciate o soppresse. Ora a Roma ne rimangono solo 6 (linea 2, 3, 5, 8, 14 e 19), che insieme agli autobus, cercano di offrire un servizio di mobilità ai romani. Un tram particolare che in alcune serate di Roma potrete vedere girare per le vie del centro, è sicuramente il Tramjazz, un vagone speciale in cui i passeggeri sono anche spettatori di un concerto jazz e degustatori di una cena gourmet. Un’esperienza unica in cui alla magia della notte della Capitale, si uniscono le dolci note del jazz!
Nell’immagine dell’articolo Maurizio Mattioli rende omaggio al grande Aldo Fabrizi nello spettacolo “E qua so io” del 2018.
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