La grattachecca, la granita made in Roma
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La cacio e pepe e la carbonara sono due capisaldi della cucina romanesca. Cosa succede se però vengono messi a confronto? Scopriamolo insieme.
La cacio e pepe è un piatto che da diverso tempo fa parte della tradizione romana. Le sue origini si perdono nei tempi della transumanza. In questi periodi i pastori portavano al pascolo il proprio gregge dalle montagne alle colline romane stando via per molto tempo.
Dovevano camminare molto e sopportare il freddo montano, per questo motivo si portavano dietro del cibo che fosse stato facile da trasportare ma al tempo stesso buono e calorico. Gli ingredienti della cacio e pepe erano quindi perfetti per soddisfare i bisogni dei pastori. Il pepe proteggeva dal freddo, la pasta essiccata dava energia, mentre il pecorino era davvero carico ma soprattutto buono. Perché quindi non unire questi semplici alimenti per creare qualcosa di favoloso?
La cacio e pepe nel tempo diventa un must immancabile all’interno delle tavole romane ma anche un piatto conosciuto in tutta l’Italia che in tanti cercano ogni giorno di riprodurre; non sempre riuscendoci.
Per quanto semplice sia, una buona cacio e pepe può essere un piatto insidioso da realizzare, che durante la preparazione va sempre tenuto d’occhio e che grazie a qualche piccolo accorgimento può essere perfetto e soddisfare un vero romano.
Per prima cosa bisogna scegliere una pasta lunga che sia in grado di raccogliere la salsa, per questo la cucina romanesca predilige i tonnarelli oppure gli spaghetti. La pasta poi deve essere assolutamente cotta al dente, poiché dovrà terminare la cottura in padella insieme al pepe. L’unione dello spaghetto con la crema di acqua di cottura e pecorino deve essere infatti fatta a fuoco spento, per poterla poi mantecare ed evitare di creare una colla.
Anche la carbonara è uno dei capisaldi della cucina romanesca, di cui però non sono chiare le origini. Alcune storie la fanno risalire ai moti carbonari del 1800, durante i quali i membri della carboneria si riunivano nella casa di una donna per fare le proprie riunioni, consumando al tempo stesso un buon piatto di pasta.
La leggenda più credibile ed al tempo stesso scioccante risale però ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo si racconta di alcuni soldati americani che sulla linea Reinhard, ebbero l’occasione di mangiare la “cacio e ova” abruzzese, alla quale però venne anche aggiunta della pancetta affumicata, l’ingrediente che faceva sentire gli americani a casa.
Pare quindi che la tanto amata carbonara non sia del tutto italiana, ma che sia nata grazie all’intervento degli americani. Oggi però il piatto è parte della tradizione romanesca, che ha stabilito una propria ricetta originale.
Questa propone l’uso degli spaghetti, del classico e buon pecorino romano grattugiato, delle uova ed infine del guanciale. Gli altri ingredienti seppur tollerati non sono ammessi.
Anche la carbonara ha poi una ricetta semplice ma subdola, che se non rispettata rischia di creare un pasticcio o in questo caso, una frittata.
Il pericolo maggiore si nasconde infatti dietro la preparazione della salsa. Questa va realizzata unendo l’uovo ed il tuorlo sbattuto ad una cascata di pecorino ed al pepe. La crema che ne esce fuori non va poi assolutamente messa sul fuoco caldo ma adagiata sulla pasta cotta ma non bollente a fornello spento.
La cacio e pepe e la carbonara sono quindi due piatti a volte antipatici da preparare ma impossibili da non amare. Entrambi da anni fanno parte del cuore romano ed è quindi difficile stabilire quale dei due sia il migliore.
Sia la carbonara che la cacio e pepe sono poi due piatti per alcuni aspetti simili tra loro, che racchiudono le stesse difficoltà. Bastano pochissimi errori per scatenate in entrambi l’effetto colla o frittata ma sono necessari in ambedue i piatti pochissimi ingredienti ed accorgimenti per creare un’esplosione nelle papille gustative.
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