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Una giornata dedicata allo gnocco

foto di: Immagini prese dal web

Da diverso tempo siamo abituati a considerare il giovedì come la giornata da dedicare agli gnocchi. Ma per quale motivo il giovedì si mangiano gli gnocchi? Scopriamolo insieme

Una necessità diventata tradizione

Da diverso tempo siamo abituati a definire il giovedì come la giornata da dedicare agli gnocchi. Questo è un giorno che viene stabilito all’interno di un calendario tradizionale che indica in quali giorni consumare determinati alimenti.

La tradizione ci insegna che la giornata degli gnocchi sia nata nel primo dopoguerra, in un periodo in cui il cibo scarseggiava e di conseguenza le famiglie studiavano un modo per poter riempire i propri piatti, cercando di risparmiare il più possibile sugli ingredienti e di creare delle pietanze che potessero essere buone ma equilibrate nei vari giorni. Per questo motivo il giovedì viene scelto come il giorno per gli gnocchi. Dopotutto questo piccolo ma carico alimento è composto semplicemente da patate, acqua e farina, ovvero degli ingredienti poveri che uniti insieme diventano particolarmente calorici soprattutto se a questi vengono aggiunti il pomodoro ed il basilico.

Lo gnocco è poi un piatto che riempie le pance in attesa della giornata del venerdì, che secondo le religioni dovrebbe essere di digiuno e penitenza, motivo per il quale non si consumava quindi la carne ma il pesce ed i legumi. Una pietanza piuttosto amata del venerdì era il baccalà con i ceci, un piatto leggerissimo che viene ancora servito nelle trattorie durante il giorno specifico.

Un piatto per ogni giorno della settimana

Il giovedì è quindi la giornata da dedicare agli gnocchi, ma cosa si mangiava gli altri giorni della settimana? Il sabato ad esempio era dedicato alla carne di manzo.  In quella giornata le macellerie si riempivano di gente e di carne che veniva tagliata in ricche porzioni. I più poveri ad esempio si accontentavano del grasso e delle frattaglie, gustando quindi la trippa durante il sabato, che ai tempi antichi era considerata come lo scarto del bovino. La domenica invece era il giorno del supplì, un dolce piatto da mangiare in grande quantità per potersi preparare alla fatica della settimana.

Questo menù settimanale viene poi stabilito per la primissima volta nel 1800, all’interno di una poesia che in romanesco stabiliva cosa bisognava mangiare per stare bene.

Viemme a trova si sei fatto p’er magnà nostro e che te piace er vino. Lunedi coda ‘na bontà che doppio finita ciarifai sull’atto. Er martedì pe sta proprio al listino, facioli co’ le cotiche, e arribbatto. Er mercoledì, co’ un signor stufatino, giovedì gnocchi, da leccarte er piatto, er venerdì zuppa de pesce… Musa, quasi come se aggusta ‘n paradiso. Sabbito trippa fatta come s’usa. La domenica poi, ‘gni sempre er coco je va de scappricciasse: supprì ar riso, da magnattene cento e dico poco!

Il lunedì quindi era prevista la coda alla vaccinara, una bontà che tutti prendevano almeno due volte. Il martedì invece era il giorno dei fagioli ed il mercoledì dello stufato. Il giovedì si mangiavano gli gnocchi e si faceva la scarpetta, mentre il venerdì si mangiava il pesce. Il sabato invece una buona trippa fatta in casa e la domenica il paradisiaco supplì.

Gli gnocchi alla romana, una bontà per il palato

Noi tutti conosciamo gli gnocchi come quell’impasto fatto di acqua, farina e patate che viene servito su un sugo di pomodoro e basilico. In realtà però gli gnocchi alla romana sono altri e sono totalmente diversi rispetto ai classici. Vengono preparati con il semolino, al quale vengono aggiunti poi il burro ed il formaggio. Vengono poi gratinati per ottenere una piacevole gratinatura.

Inizialmente il semolino viene cotto con latte e burro e successivamente l’impasto viene posto su un vassoio e livellato. Gli gnocchi poi prendono la forma con il coppa pasta e sono poi cosparsi con burro fuso e formaggio. Successivamente vanno infornati, conditi con la salvia ed infine serviti. Una bontà leggermente diversa dalla tradizionale ma sicuramente da provare.