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Il brodo di arzilla; un piatto povero fuori ma ricco dentro

foto di: Immagini prese dal web

Il brodo di arzilla è una zuppa che da secoli viene servita nelle tavole romane. Oggi è un piatto che non può mancare nel cenone della Vigilia di Natale. Lo avete mai assaggiato?

Una pietanza immancabile nel cenone di Natale

Il Natale è ormai alle porte e tutto è pronto ad accogliere il periodo delle grandi tavolate e dei cenoni in famiglia. In questi giorni le cucine sono piene di persone che iniziano a preparare le prime pietanze previste per il grande cenone della Vigilia di Natale, tra cui anche l’immancabile brodo di arzilla. Questo è un piatto della tradizione romana che sin dai tempi antichi è presente nelle tavole, in modo particolare a Natale. Gli ingredienti per realizzarlo sono pochi e semplici, ma uniti possono ricreare delle esplosioni di sapori nei palati.

Il brodo di arzilla è costituito infatti dall’arzilla, meglio conosciuta come razza, dai broccoli romani ed infine dalla pasta. Per prepararla è necessario prima togliere la pelle al pesce, prenderne le ali ed infine tuffarlo in una pentola piena d’olio, sedano, aglio e cipolla. Bisogna farla rosolare per un pò, sfumarla con del vino ed infine riempire la pentola d’acqua per poi lasciar cuocere a fuoco lento il tutto. Il broccolo invece va preparato a parte. Va fatto soffriggere in un tegame con dell’olio, le acciughe, il prezzemolo, il peperoncino ed infine la salsa di pomodoro. Va poi aggiunto al brodo di arzilla al quale poi si uniscono anche gli spaghetti spezzati che vengono prima sbollentati a parte. Si cra così un mix di sapori che rendono il piatto semplice all’esterno ma davvero gustoso.

Semplicità e sostanza: le basi della cucina tradizionale

Il brodo di arzilla è un piatto che da secoli appartiene della tradizionale cucina romana, basata su pochi e sostanziosi ingredienti. Molto tempo fa le classi popolari non potevano permettersi di gustare pietanze dagli ingredienti pregiati, ma mangiavano ciò che riuscivano a rimediare. L’obiettivo era la sopravvivenza, per questo motivo nelle tavole romane venivano servite principalmente delle zuppe o comunque sia dei piatti calorici, in grado di riscaldare il corpo dandogli al tempo stesso sostanza.

Gli ingredienti presenti erano quasi sempre gli stessi; le verdure, i vini e i prodotti della pastorizia della Ciociaria ed infine i legumi. Questi ultimi erano particolarmente amati dai romani, sia dai nobili che dai ceti più poveri. Venivano bagnati con l’olio e poi serviti in una scodella di coccio. Quando si poteva, venivano poi accompagnati a del pesce come  il baccalà o l’arzilla stessa.

Pare che i piatti a base di legumi e di pesce venissero consumati anche ai tempi degli antichi romani, in modo particolare dai cristiani durante i giorni di magro, quelli durante i quali era proibito consumare la carne. Ci sono però poche fonti sulle ricette degli antichi romani, per cui non si sa con precisione cosa mangiavano. Spesso poi le ricette venivano tramandate di famiglia in famiglia per cui i primi ricettari sono comparsi molto tempo dopo.

La stracciatella, un piatto povero ma ricco di sapori

Un secondo piatto povero che da diverso tempo appartiene alla tradizione romana e laziale è la stracciatella. Anche questa è una pietanza che a Natale non può mancare e che con poco riesce riscaldare le pance ed a rendere felice il palato. Per realizzarla sono solo necessarie delle uova, il prezzemolo, del parmigiano ed infine del brodo di carne. Prepararla poi è davvero semplice. Si rompono le uova all’interno di una ciotola e si mescolano insieme al parmigiano ed al prezzemolo. Successivamente le uova sbattute si immergono in una pentola piena di brodo e con l’aiuto di una frusta si girano per qualche minuti. Si ottiene così un piatto strepitoso, perfetto da gustare a Natale accompagnato da una croccante fetta di pane.