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Dopo l’Inno di Mameli, esiste a Roma un altro inno, quello al broccolo romanesco: provate ad affermare il contrario! Non importa l’odore non proprio soave che lascia per casa, il broccolo una volta a settimana si deve mangiare. Ma voi quante ricette conoscete? Sapevate del suo legame con Fibonacci?
Noi romani siamo un popolo di salutisti e a dirlo sono le nostre ricette accompagnate sempre da qualche verdura, fateci caso. Ovviamente, finché si tratta dei secondi, perché sui primi tanto leggeri non c’annamo, facendo fede al detto: “sta mano po esse’ fero o po esse’ piuma!“. Ma se c’è un re, a pari merito col carciofo alla giudia, che pure nun scherza affatto, quello è il broccolo. Perciò, signori e signori, a voi l’inimitabile, unico, assolutamente saporito broccolo di Roma, quello romanesco! Ma quanto è bello? Parliamone: svetta vanitoso sui banconi dei mercati rionali, padroneggiando su ogni altra verdura a vista, e quelle sue punte? Sembrano pinnacoli costruiti ad hoc dal Bernini o dal Borromini, non ce ne vogliano le loro secolari controversie. Dico: ma l’avete mai osservato per bene? Solo a guardarlo ti vien voglia di cucinarlo! Perciò, chiediamo scusa ai non amanti, ma l’ode al broccolo romanesco, soprattutto in vista del Natale, non poteva mancare!
(Fonte: Orti a domicilio)
È meglio di un mazzo di fiori, è meglio di un anello, è meglio di un regalo costoso: è la felicità e sta lì, a portata di mano, basta allungare il braccio e imbustarlo, perché il broccolo romano sa davvero portare, dalla bocca, un’infinita gioia al cuore. Ma a voi come piace cucinarlo? In forno gratinato, in pentola lesso, in padella ripassato, pastellato e fritto – ché fritta è bona pure l’aria – o a condire con le acciughe la pasta, il broccolo è il re di ogni preparazione e santo il Natale se viene buono ogni volta! Perciò non potevamo lasciarlo lì, nel dimenticatoio insieme agli altri contorni, perché lui questa corona se l’è guadagnata a colpi di forchetta e di degustazioni. Presente in tutte le campagne romane da tempo remoto, già il Belli, poeta romanesco, riportava in una sua poesia dell’800, Er Testamento Der Pasqualino, il nome specifico affidato a chi lo coltivava, lo vendeva o, come ce piace dì a noi, se ne prendeva cura. Si trattava del cosiddetto Torzetto: è grazie a lui, a chi ha scelto questo nobilissimo mestiere, causa di cotanto prelibati frutti, se oggi ne possiamo assaporare il gusto impeccabile. Il broccolo romanesco rasenta la perfezione e, se ancora non volete crederci, a dirlo c’è la teoria geometrica di Fibonacci!
(Fonte: Agrodolce)
Poi non dite che studiare non è piacevole o che, con la cultura, non si mangia, perché il broccolo romanesco si dimostra da secoli il più affascinante dei cibi matematici. Prima di tutto, esso è ciò che in matematica si definisce frattale, ossia un oggetto dotato di omotetia interna: la sua ipnotica forma, in sostanza, si ripete allo stesso modo, ma su scale diverse. Ogni singola rosetta (piccola cima), in altre parole, ha la forma di un piccolo broccolo. La parte più suggestiva di questo meraviglioso ortaggio, però, è il numero delle sue rosette, imitazione di una successione matematica, quella di Fibonacci!
(Fonte: Pinterest)
Rappresentando graficamente questo insieme di cifre, infatti, ne viene fuori una spirale, la stessa dello studioso e una delle tante che, guarda caso, possiamo veder partire dal centro del broccolo stesso. Questo significa che, la quantità delle spirali, e delle relative cime, è equivalente proprio ad un numero di Fibonacci!
(Fonte: Pinterest)
Ovviamente, a differenza della teoria della Successione Aurea, nel broccolo, il gioco numerico non si ripete all’infinito, perché entità concreta e non astratta, ma tanto basta a ribadirne la perfezione! Fu il broccolo romanesco ad ispirare Fibonacci? Probabilmente no, ma ci interessa davvero? L’importante non è forse che, dopo averci rapito lo sguardo, si diriga dritto dritto a riempirci lo stomaco?
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