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La storia di Roma in nove saccheggi

foto di: Immagini prese dal web

Nella sua storia millenaria, Roma si è guadagnata meritatamente l’epiteto di Città Eterna: fondata, secondo la leggenda, il 21 aprile 753 a.C. da Romolo, ancora oggi, che è divenuta una moderna capitale, Roma viene celebrata ogni anno per il suo Natale. Durante tutti questi secoli di storia, dall’età arcaica fino a quella imperiale, la storia di Roma antica è stata attraversata da momenti estremamente critici, che l’hanno fatta spesso vacillare sino a quasi far sembrare di averne decretato la fine prematura: devastazioni, assedi e saccheggi si sono susseguiti fino all’epoca moderna. Ma quanti sono stati i sacchi che Roma ha sopportato?

 

Brenno al Campidoglio

Sette, se si escludono i due avvenuti in età medievale e in epoca moderna (il primo a opera dei Normanni di Roberto il Guiscardo, nel 1084, durante la lotta per le investiture; il secondo da parte dei lanzichenecchi al soldo dell’imperatore Carlo V d’Asburgo nel 1527).  Secondo le fonti, Roma sarebbe stata accerchiata dal nemico e soggetta alle incursioni di truppe ostili discese per depredare e razziare ben sette volte nel corso della sua storia più remota. Il più antico assalto militare subito dall’Urbe di cui ci è giunta notizia è il sacco di Roma perpetrato dai Galli Senoni, scesi fino alle porte capitoline sotto la guida del condottiero Brenno, il 18 luglio del 387 a.C. Numerose sono i miti cui questo critico momento ha dato vita: l’incredibile rimonta dei romani, guidati dal dittatore Furio Camillo, che riuscirono a respingere i nemici grazie all’allerta data loro dalle oche del Campidoglio, ha dato luogo alla costruzione del tempio di Giunone Moneta e al nascere di commemorazioni, rituali e leggende a ricordo dell’evento. È a questo evento che si fa risalire il famoso episodio della bilancia truccata da parte dei Galli per ottenere più oro (un riscatto tributatogli dai romani per far loro lasciare la città senza ulteriori danni), con Brenno che fa pesare la sua spada in segno di spregio, urlando: “Vae victis!”, e cioè “Guai ai vinti!”

 

Le invasioni barbariche

Secoli dopo, nel più ampio contesto delle pressioni barbariche ai limes dell’Impero collassante e ormai esautorato del suo potere centrale, avrà luogo il secondo traumatico assedio di Roma: l’invasione da parte dei Visigoti di Alarico il 24 agosto del 410 d.C., passato alla storia come “Il Sacco di Roma”. In realtà, fu anche piuttosto composto per essere un saccheggio: il capo dei Visigoti, Alarico, da tempo stanziatosi entro i confini romani, alternava infatti scorrerie ad alleanze. Alla morte del comandante dell’esercito romano d’Occidente, Stilicone, mancò una figura in grado di negoziare con l’energico popolo germanico: i rapporti si deteriorano talmente in fretta che Alarico cinse d’assedio Roma, che andava svuotandosi e non aveva difese, tutte concentrate a Ravenna, la nuova sede imperiale. Le lunghe trattative tra romani e Visigoti si risolsero in un nulla di fatto, tra rimostranze dei partiti anti-barbarici, riscatti e nomine di imperatori-fantoccio: in rotta con l’imperatore legittimo Onorio per i suoi reiterati tentativi di opporsi con le armi, Alarico scese a Roma e la assediò, per la terza volta in due anni. Il 24 agosto del 410 d.C. la sua orda penetrò oltre le mura: erano passati ottocento anni dall’onta del sacco dei Galli. Quarantacinque anni dopo, fu la volta dei Vandali: il loro re Genserico, approfittando dello scompiglio portato dall’assassinio dell’Imperatore Valentiniano III da parte di un usurpatore, si diresse alla città sguarnita di ogni difesa e fece razzia sistematica per quattordici giorni.

 

La fine misera di un Impero

Roma, ormai, non aveva più alcuna credibilità ed era terra di nessuno: lo dimostra l’azione militare che Ricimero, generale romano di origine gota e sveva che godeva di una straordinaria popolarità, mosse nel 472 contro Roma per obbligare all’abdicazione Antemio, imperatore-marionetta da lui stesso posto sul trono e ora divenutogli inutile. Nel giro di quattro anni ebbe fine l’impero stesso, con cui Roma cessava di essere il centro del mondo, e i barbari ebbero via libera: gli Ostrogoti di Totila invasero l’Urbe per ben due volte, nel 546 e nel 549 d.C.; i pirati Saraceni di origine sarda e nordafricana si limiteranno a un’incursione presso le basiliche, situate fuori dalle mura, di San Pietro e San Paolo.