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Per gli antichi romani, si sa, il calendario era pieno zeppo tutto l’anno di celebrazioni, giochi, festività solenni, anniversari e trionfi da officiare: vi era una ricorrenza quasi per ogni giorno, tutti i giorni dell’anno solare. Non fa eccezione il 7 luglio: addirittura, in questa data cadevano ben quattro distinte festività. Vediamo insieme quali erano.
Prima, però, una piccola premessa: bisogna tenere presente che luglio, nel calendario romano, era un mese molto solenne, che spiccava rispetto agli altri periodi dell’anno. Dal nome Iulius si evince facilmente che questo era il mese dedicato a Giulio Cesare e all’intera gens Iulia, la stessa che aveva dato i natali al primo grande imperatore di Roma, Augusto. Ben undici giorni di questo mese estivo erano occupati dai festeggiamenti dei Ludi che celebravano la memoria gloriosa delle vittorie di Cesare in Gallia. Parte di questi Ludi erano dedicati al dio Apollo e si celebravano proprio il 7 di luglio: è questa la prima delle quattro ricorrenze che tenevano impegnati gli antichi romani nella data di oggi.
Palilia è il nome con cui si indicavano le celebrazioni in onore di Pale, o Pales, un’antica divinità del bestiame. Originariamente la festa era concomitante al cosiddetto Natale di Roma o Dies Romana o, ancora, Romaia, in occasione della quale si rievocava la fondazione di Roma che, secondo la narrazione di Varrone, sarebbe stata eseguita da Romolo il 21 aprile del 753 a.C.; le celebrazioni in omaggio a Pale vennero poi spostate a luglio, ma si mantenne lo stesso schema di riti seguiti il 21 aprile, con sacrifici alla Dea degli armenti perché favorisse la fecondazione delle vacche e la nascita di vitelli e la purificazione dei campi, degli uomini e degli animali.
La terza festa celebrata il 7 luglio nella Roma antica era quella dei Consualia. Quella di luglio era una delle due feste che durante il corso dell’anno si officiavano in onore di Conso, dio dei granai e degli approvvigionamenti. Tito Livio tramanda che i Consualia furono istituiti dallo stesso Romolo come pretesto per attuare il famoso Ratto delle sabine. In Ab Urbe Condita si legge che Romolo «predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. […] Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.»
Questa festa celebrata il 7 luglio risultava in realtà dalla fusione di due celebrazioni: la prima, più recente, in onore di Giunone Caprotina, per commemorare la vittoria dei Romani sui Galli Senoni di Brenno nel 390 a.C.; l’altra, come sostiene Dionigi di Alicarnasso, in memoria del giorno in cui i Romani fuggirono per il panico scatenato dalla scomparsa di Romolo durante un’assemblea al Caprae Palus. Durante le celebrazioni di questa festa, donne (anche schiave) sfilavano percuotendosi con verghe e pugni e venivano effettuati (tassativamente solo da donne, e non da sacerdoti) sacrifici di capre. Il particolare nome di questa occasione deriverebbe non solo dallo specchio d’acqua presso il quale re Romolo sarebbe scomparso, ma anche dal fatto che, durante l’assedio gallico, una giovane prigioniera di nome Tutela riuscì a dare l’allarme ai Romani accendendo una torcia sopra un fico selvatico, in latino caprificus. Così allertati, i Romani riuscirono a precipitarsi all’accampamento nemico, sbaragliando i Galli e riportando una grande vittoria che mise fine all’assedio della città.
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