“Il tempo del futurismo”, la mostra che si interroga sul rapporto tra arte e scienza
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Termina l’estate per poter lasciare spazio all’autunno attraverso l’equinozio. Ma come viene celebrato questo momento nella Roma antica e nel mondo attuale? Scopriamolo insieme
L’estate ormai sta terminando e sta aprendo le porte ad una nuova stagione, l’autunno, indicando così un intermedio passaggio dalla luce verso il buio. Nel mondo di oggi questo momento è come un piccolo Capodanno, che segnala la riapertura delle scuole e delle attività lavorative, ma nelle epoche antiche non era esattamente così.
L’arrivo delle stagioni fredde segnalava l’inizio del periodo di riposo delle attività agricole. Venivano raccolti i frutti dai campi delle stagioni precedenti ed al tempo stesso i pascoli facevano ritorno e le mandrie venivano rinchiuse per essere protette dal freddo pungente.
L’inizio dell’autunno segnalava poi la morte del grano e dell’uva; il grano che veniva seminato moriva praticamente nel terreno umido per poi rinascere sotto forma di spiga in primavera, mentre l’uva veniva uccisa attraverso la vendemmia e infine segregata nelle botti per far fermentare il mosto.
La stagione quindi non era così tanto amata dalle persone, dato che spesso veniva raffigurata come la morte oppure come un periodo di attesa della rifioritura, eppure per gli antichi greci questa era vista come una fase di riepilogo. Veniva praticamente fatta un’analisi di ciò che era il periodo precedente per poter gettare le basi del futuro, raccogliendo al tempo stesso i risultati del passato.
Per gli antichi romani il periodo che andava da settembre ad ottobre e che segnava la fine dell’estate, era interamente dedicato a Giove, un dio fondamentale dall’interno della religione romana, al quale veniva dedicata una buona parte del calendario romano. Durante l’equinozio venivano celebrate quindi 2 feste; una dedicata al dio Giove ed un’altra dedicata all’abbondanza che non era altro che la personificazione della fonte da cui scende il potere di Giove sull’uomo.
Il 20 settembre veniva invece festeggiato Romolo, il primo re e fondatore di Roma, nonché secondo le leggende un’altra personificazione del potere sulla terra da parte del dio.
Altre celebrazioni che venivano svolte in quel periodo erano poi i Ludi Magni ed i Dies Natalis, che invece celebravano la costruzione del tempio di Giove sul Campidoglio.
Settembre poi era per i romani un momento di rinnovo e di ripresa, un po’ come marzo, il mese che determina l’equinozio della primavera e che rende protagonista Marte, con l’apertura delle stagioni delle guerre.
In questo mese quindi, oltre ai festeggiamenti a Giove, venivano svolte alcune cerimonie, tra cui l’entrata in carica dei consoli, anch’essi rappresentanti in terra del dio, e la Clavus Annalis una cerimonia particolarissima che vedeva come protagonisti Minerva ed ancora una volta Giove. Durante la festa veniva conficcato un chiodo all’interno della parete del tempio che separava le celle dedicate alle 2 divinità. La dea Minerva era la dea della misura e di conseguenza anche delle misurazioni degli archi temporali, di conseguenza conficcare un chiodo nella sua cella significava festeggiare la separazione del tempo, l’addio di una vecchia stagione e l’inizio di qualcosa di nuovo.
L’equinozio d’autunno sebbene quindi porti via uno dei periodi più amati dell’anno, resta comunque un momento particolarmente misterioso ed affascinante che nel mondo viene celebrato in diversi modi. Ad esempio nei paesi orientali in questo periodo viene celebrata la Festa Della Luna, durante la quale sui tetti e sulle finestre delle case vengono accese tantissime lanterne, alcune delle quali vengono fatte volare per illuminare con il loro bagliore il cielo autunnale.
Nel sito archeologico di Machu Picchu c’è invece una pietra particolarissima che somiglia ad un palo inclinato, la cui piegatura durante l’equinozio combacia perfettamente con l’inclinazione dei raggi solari, impedendo così alla roccia di proiettare le ombre.
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