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Non stiamo parlando del noto modello di motorino casa Piaggio, né del sacro animale egizio, ma di uno dei giochi più belli di sempre: il gioco da tavola dello Scarabeo! Sapete che fu un italiano ad inventarlo? E conoscete il torneo di Roma?
America, nel bel mezzo della Grande Depressione, un architetto disoccupato di New York di nome Alfred Mosher Butts decide di creare un nuovo gioco. Scopre che esistono tre categorie di giochi da tavolo: giochi di movimento, giochi di numero e giochi di parole. I giochi di movimento sono simili agli scacchi, i giochi di numeri sono simili al Sudoku e al Bingo, e i giochi di parole si sviluppano per lo più in anagrammi e cruciverba. Butts si concentra su quest’ultimi e tira fuori Lexico, poi trasformato in parole incrociate. Di lì a poco, prende piede oltreoceano lo Scrabble firmato Hasbro negli Stati Uniti e nel Canada e Mattel nel resto del mondo.
(Fonte: Advertising Archives)
In Italia, però, qualcosa impedisce la sua diffusione. È il 19 gennaio 1955 e la prima scatola dello Scarabeo fa il suo glorioso ingresso fra gli scaffali dei giochi da tavola. L’inventore è Aldo Pasetti, giornalista e scrittore italiano e infatti il gioco è una sfida a colpi di parole e di lettere, che non ha nulla da invidiare al cugino USA. C’è chi parla dello Scarabeo come variante italiana dello Scrabble, ma accusato di violazione del diritto d’autore, Pasetti viene prosciolto cedendo il gioco alla Editrice Giochi.
Tante cose sono diverse, sebbene gli intenti siano più o meno gli stessi. Lo Scarabeo si compone di un tabellone di 17×17 caselle, al contrario delle 15×15 americane e dispone ogni giocatore di otto lettere rimpiazzabili fino ad esaurimento, contro le 120 di partenza dello Scrabble. L’intento del gioco è creare più parole possibili con le lettere che si posseggono: più i termini sono lunghi, più punti si acquisiscono (contando che ogni lettera ha un punteggio specifico). Ogni parola deve necessariamente incrociarsi con una già presente sulla tavola (deve avere perciò una lettera in comune) e le lettere-scarabeo, veri e proprio pezzi con su disegnato uno scarabeo, valgono come jolly, come tasselli neutri a cui poter dare il valore letterale che si preferisce.
(Fonte: Regole del gioco)
Così come a Scala quaranta, ovviamente il jolly “calato” può essere recuperato dagli altri giocatori e sostituito con la lettera vera e propria. Alla fine i bonus verranno impartiti più o meno così: 10 punti se si calano sei lettere, 30 punti se se ne calano 7 e 50 punti se se ne incastrano tutte; un bonus di 10 punti se non si è utilizzato il jolly e infine 100 punti se si riesce a scrivere la parola scarabeo (anche al plurale), con l’eventuale bonus di 10 punti se si evita di usare il jolly.
Per vincere al gioco non è soltanto necessaria una buona conoscenza del vocabolario e della lingua italiana, ma bisogna pescare le lettere giuste e quello che conta in questo è un bel colpo di fortuna alias avere un gran 23 (i romani capiranno). Non manca poi qualche trucchetto, come suggeriscono gli appassionati: uno fra tanti è sapere che esistono lettere che valgono di più (Z,H,Q) che, se piazzate subito in caselle speciali, maggiorano il loro valore o quello delle parole che formano o formeranno. Vale poi la regola dell’osservare bene le mosse dei propri avversari, perché altrettanto efficace è lo sfruttamento di parole già composte da altri. E per lo stesso motivo, quindi, all’inizio è bene formare termini brevi che in qualche modo tolgano terreno e non diano appeal agli altri giocatori.
(Fonte: Periodico Daily)
Insomma, gioco tutt’altro che semplice, lo scarabeo si qualifica come uno dei giochi più ingegnosi. Così, in Italia, grazie alla Federazione italiana Gioco Scrabble, dal 2008 viene organizzato con cadenza annuale un campionato nazionale che ha visto, fra i tornei più prestigiosi e più importanti, quello del “Tevere” giocato a Roma!
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