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Luigi Pirandello, lo scrittore rivoluzionario che non voleva ritirare il Nobel

foto di: Immagini prese dal web

L’8 novembre 1934 Luigi Pirandello ritirava il prestigioso premio Nobel. Il suo modo di scrivere aveva segnato la rivoluzione della letteratura italiana, per questo motivo aveva ricevuto l’ambito premio che però non aveva accolto con felicità. Scopriamo però qualcosa di più a riguardo.

Alcuni scrittori si rifiutano di ritirare il Nobel

Il Nobel è un riconoscimento molto ambito che ogni anno premia le persone che nel tempo si sono distinte dalle altre per le proprie capacità. Viene istituito per la prima volta nel 1901 da Alfred Nobel, l’inventore della dinamite, ed oggi si suddivide in diverse categorie; chimica, economia, fisica, letteratura, medicina e pace. È un titolo che in Italia è stato vinto per ventuno volte. Il più recente lo ha ottenuto il fisico Giorgio Parisi mentre il primo italiano a riceverlo è stato Camillo Golgi.

È poi un premio che viene riconosciuto a livello mondiale, di conseguenza chi lo ottiene dovrebbe essere orgoglioso di riceverlo; eppure non è sempre così. Nella storia ci sono stati dei vincitori del Nobel che stavano per rifiutare il premio. Il primo tra questi è stato George Bernard Shaw, un vincitore del premio per la letteratura che si era rifiutato categoricamente di riceverlo. Considerava il suo fondatore come un demone vivente ma poi intimato dalla moglie era stato costretto ad ottenere il riconoscimento per la letteratura. Nessun tentativo però riuscì a fermare Jean Paul Sarte, che inizialmente aveva inviato una lettera in Svezia con la quale chiedeva di non essere inserito tra i candidati al Nobel. La lettera però arrivò troppo tardi e lo sfortunato scrittore vinse il premio ma poi lo rifiutò, riuscendo nel suo intento.

In realtà anche il nostrano scrittore Luigi Pirandello ai suoi tempi, non fu così felice del premio ricevuto. Ritirò comunque il suo Nobel ma durante la premiazione non disse una parola, neanche una di ringraziamento o di felicità.

Un gesto di ribellione

Luigi Pirandello è stato uno scrittore che ai suoi tempi ha portato una rivoluzione nella letteratura italiana, per questo motivo era stato premiato nel 1934 con il Nobel. In quel periodo però l’Italia era governata dal fascismo di Mussolini, di conseguenza lo scrittore al momento della premiazione, avrebbe dovuto dire qualcosa in suo onore.

Pirandello però era piuttosto contrario al fascismo, di conseguenza quando ritirò il Nobel preferì non fare alcun discorso e prese il suo premio nel silenzio assoluto. Lo considerava una pagliacciata, esattamente come le tante attenzioni che i giornalisti gli rivolgevano in quel periodo. Si raccontava infatti che lo scrittore affrontava le interviste di routine scrivendo in modo ironico la parola “pagliacciate” sulla propria macchina da scrivere.

Dopotutto Pirandello era un artista che faceva dell’ironia il proprio pane quotidiano. La vita per lui era qualcosa di assurdo e tragico e l’ironia era uno dei pochi modi per sopravvivere a questa. Anche Roma che per anni aveva ospitato lo scrittore era una città paradossale. L’artista la descriveva come il luogo nel quale si rispecchiavano la miseria e la tristezza, nonostante il periodo della belle èpoque. In effetti la belle èpoque era un momento che soltanto i ricchi potevano vivere davvero. Il resto della gente viveva invece nella povertà e di conseguenza la bella Capitale era in realtà una marionetta degli schemi tradizionali della società.

Una grande carriera nel centro di Roma

La vita di Pirandello si è concentrata molto nella Capitale italiana. L’artista ha trascorso diversi anni a Roma, la città nella quale ha frequentato i caffè letterari, conosciuto artisti e scritto le sue opere più importanti. Ad esempio “Il fu Mattia Pascal” e “Uno, nessuno e centomila” sono state scritte a Roma, mentre la raccolta delle “Novelle per un anno” è proprio ambientata nella Capitale.

Roma è stato poi il primo teatro in cui inscenare l’opera “Sei personaggi in cerca d’autore“, che però si rivelò un fiasco e portò lo scrittore a scappare dal teatro della città mentre la gente gli urlava “Manicomio, manicomio“. La gente evidentemente non era ancora pronta ad accogliere e capire lo scrittore. Lo farà solamente nel 1934, nel periodo in cui Pirandello diventerà manifesto del teatro nel teatro e verrà premiato con il Nobel per aver portato la rivoluzione nella letteratura.