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Terminalia, una festa in onore di quel dio che determinava il confine di tutte le cose

foto di: Immagini prese dal web

Era un antichissimo rituale che veniva praticato in onore del dio Termine, ovvero colui che aveva il compito di stabilire un confine tra tutte le cose, sai viventi che non. Si svolgeva durante la giornata del 23 febbraio, lo conoscevate?

Un dio tanto temibile quanto benevolo

Era un’antica festa pagana che secoli fa veniva celebrata ogni anno in onore di Termine, una divinità che aveva il compito di stabilire un limite a tutte le cose.

Un dio potentissimo, che giocava un ruolo importante per la vita degli umani, dato che poteva decidere quando una stagione doveva terminare oppure quando una vita poteva spegnersi. Una creatura quindi particolarmente temuta, ma anche venerata, alla quale era stata dedicata una delle ultime giornate del mese di febbraio, esattamente il 23.

Una data tutt altro che casuale

La scelta di decretare il 23 febbraio come una giornata da dedicare al dio Termine era tutto fuorché qualcosa di casuale. Ai tempi antichi il mese di febbraio era l’ultimo presente sul calendario e delimitava quindi il confine tra il vecchio e il nuovo anno.

Probabilmente era quindi per questo motivo che la festa del dio Termine, la Terminalia, era stata stabilita proprio in quella giornata, che in qualche modo indicava sia la fine del mese che quella dell’anno.

Per tutti era quindi un giorno importante, durante il quale veniva sospesa qualunque attività all’infuori dei festeggiamenti in onore del dio, che avvenivano sia sui campi che sull’attuale via Laurentina, nella quale sorgeva il tempio di Termine.

Salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al nuovo

Nonostante fosse una festa pagana, la Terminalia non era però una celebrazione violenta come lo erano molte altre dell’epoca.

I suoi rituali infatti erano per lo più pacifici, poichè prevedevano la consacrazione di alcune pietre che determinavano i confini dei campi e l’incoronazione di una statua, che rappresentava il dio Termine. Gli unici sacrifici che erano previsti, prevedevano l’uccisione di un agnello oppure di un maialino.

Simboleggiavano la morte dell’anno vecchio, per questo motivo il sangue degli animali doveva poi essere sparso su un altare insieme a del cibo che sarebbe poi andato bruciato. Era un rito necessario a inaugurare l’anno con un po’ di fortuna ma soprattutto con la benevolenza del temibile dio.