Anche ai tempi di Giulio Cesare c’era la ZTL a Roma
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Prima che le sale da cinema, popolari già dalla fine degli anni Trenta, si diffondessero sul territorio nazionale, la visione di un film per il grande pubblico italiano era un evento assolutamente inconsueto, se non impossibile, a cui assistere.
Oggi scopriamo insieme qual è stato il primo cortometraggio a essere proiettato su larga scala in tutto il Paese.
Noto anche con i titoli alternativi – e piuttosto didascalici – di Bandiera bianca e La Breccia di Porta Pia, La presa di Roma è un cortometraggio del 1905 girato da Filoteo Alberini, il primo in assoluto a essere proiettato pubblicamente in Italia. Fino a pochi anni fa, sulla scorta di quanto sostenuto dallo storico del cinema italiano Aldo Bernardini, si riteneva che la prima proiezione fosse avvenuta a Roma, il 20 settembre 1905, in occasione dell’anniversario della presa di Porta Pia. Successive ricerche hanno dimostrato, invece, come sia attestata una presentazione pubblica del film al “Cinematografo Artistico” di Livorno già il 16 settembre di quello stesso anno. Pare che, dopo il successo di queste “prove generali”, il regista Alberini ottenne l’autorizzazione comunale a organizzare la proiezione romana del 20 settembre. Gli fu concesso di montare un megaschermo proprio nel piazzale di Porta Pia, dove trentacinque anni prima avevano avuto luogo i fatti trasposti nel film e dove ora sorge il monumento al Bersagliere. Richiamate dalla serrata campagna pubblicitaria, sviluppata tramite manifesti e volantini, per il lancio del film, migliaia di persone assistettero alla proiezione all’aperto.
Come è evidente già dal titolo, il film ricrea gli eventi militari dell’ultima fase della guerra che condusse all’unificazione italiana, nel settembre 1870. Dopo che Papa Pio IX aveva rifiutato di cedere al nuovo Regno d’Italia gli ultimi resti dello Stato Pontificio su richiesta del re Vittorio Emanuele II, quest’ultimo inviò il suo esercito per mettere Roma in stato d’assedio.
La pellicola si apre con il protagonista, il generale italiano Cardichio, che tenta di convincere alla resa l’esercito pontificio tramite una negoziazione pacifica. Quest’ultimo tentativo non ha successo: il generale Hermann Kanzler, a capo delle forze antagoniste, rifiuta a qualsiasi costo di arrendersi e ordina la resistenza a oltranza. Prosegue l’offensiva italiana: il 20 settembre, a seguito di un cannoneggiamento di tre ore che riesce a fare breccia nelle Mura Aureliane a Porta Pia, i Bersaglieri, guidati da Cardichio, entrano a Roma. Il pontefice, sconfitto, ordina al generale Kanzler di issare bandiera bianca sulla cupola della Basilica di San Pietro. Il film termina con un’apoteosi, girata interamente a colori, che mostra gli eroi dell’indipendenza italiana portati in trionfo. La spettacolarità dell’ultima scena, unita al realismo della scenografia alternata alle scene girate in esterno, è un preludio alla realizzazione dei grandi lungometraggi di soggetto storico per i quali l’industria cinematografica italiana diventerà famosa di lì a pochi anni.
Lunga 250 metri, circa dieci minuti, contro i 40/60 di cui tradizionalmente si componevano i cortometraggi dell’epoca, la produzione della pellicola costò la cifra, allora considerevole, di 500 lire. Oggi se ne conservano solamente 75 metri, poco più di quattro minuti di proiezione. Nel 2005, in occasione del centenario dal rilascio de La presa di Roma, il film è stato interamente restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia della Cineteca Nazionale: fondamentale al recupero dell’opera, di cui erano andati perduti diversi fotogrammi, è stato il confronto dei negativi degli anni Trenta dell’Istituto Luce confrontati con le copie dei fotogrammi della Cineteca Nazionale di Roma, della Cineteca Italiana di Milano, della Cineteca Argentina di Buenos Aires, del MOMA di New York e del National Film and Television Archive di Londra.
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