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Nel quartiere Appio-Latino di Roma c’è un luogo sotterraneo che per bellezza e fascino viene definito la “pinacoteca del IV secolo”. Sai di cosa si tratta?
È uno dei monumenti più celebri della Roma tardoantica. E a segnare la differenza di fama con gli altri non è solo la varietà architettonica degli ambienti, ma la sua straordinaria bellezza. L’Ipogeo di via Dino Compagni vanta la presenza di oltre cento affreschi decorativi. Per questo, nel corso del tempo, c’è chi ha definito questo pezzo di storia sotterranea di Roma una “pinacoteca del IV secolo“.
Destinato anticamente ad una ristretta cerchia di famiglie romane, solitamente le più agiate e benestanti, in questo luogo di sepoltura, spesso chiamato “catacomba della via Latina”, si trovano ancor oggi sepolcri abbelliti di ogni tipo. Non tutti erano infatti cristiani, anzi, al suo interno molti studiosi sottolineano la presenza di cunicoli con cicli pittorici pagani, oltre a vani dichiaratamente cristiani.
Così, tra i numerosi temi biblici e le iconografie cristiane – rappresentazioni uniche nel panorama funerario cristiano – spuntano qua e là anche dipinti diversi. Ma come venne alla luce questo patrimonio? Per scoprirlo bisogna tornare un po’ indietro nel tempo, di non molti anni a dire la verità.
Era il 1956 quando, durante gli scavi per gettare le fondamenta di un nuovo palazzo, in modo del tutto casuale gli operai del cantiere portarono in superficie questi resti. Agli inizi, la scoperta fu tenuta nascosta, per favorire la realizzazione del condominio sovrastante, e questo provocò danni a qualche pittura, ma poi l’ingegnere Mario Santa Maria si decise a denunciare l’illecito, dichiarando alla Pontificia commissione di archeologia sacra il ritrovamento della catacomba.
Come puoi immaginare la scoperta fu eccezionale: stupisce tuttora, per la sua conservazione e per il suo patrimonio artistico e culturale. Tanto che, di lì a breve, molti studiosi di arte paleocristiana definirono l’Ipogeo una vera e propria “pinacoteca del IV secolo“.
Nelle parole della giornalista, ed esperta di archeologia cristiana, Leonella De Sactis:
«Nei sotterranei l’atmosfera è magnetica, l’emozione è grande. I colori, luminosi, avvolgono il visitatore con caldi toni rossi, bruni e violacei, con chiare pennellate gialle, ocra, arancione e vibranti tocchi azzurri, verdi e grigi: le scene dipinte, oltre un centinaio, rimbalzano da una parete all’altra creando un caleidoscopio variopinto e variegato […] A ragion veduta viene definita dagli studiosi la “pinacoteca del IV secolo”»
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