Alla scoperta dei dintorni della fermata Reti
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Per la rubrica palazzi strani, oggi andiamo alla scoperta di un edificio costruito come omaggio all’Antica Roma che riporta però una data davvero strana, ovvero 2221: dall’antico al futuro?
Quando ci si passa davanti, fa strano vederlo, trovarlo lì: è nel Ghetto ebraico di Roma, ma sembra uscito fuori da un’altra epoca, rispetto agli altri palazzi che lo costeggiano. Si tratta di un edificio che riporta in alcune sue caratteristiche la storia antica di Roma. E quello era l’intento, in effetti.
Passeggiando per il Ghetto ebraico di Roma, non si può far a meno di notarlo, e soffermarvisi davanti. Il palazzo di Lorenzo Manilio è un vero gioiello incastonato al centro della città. A farne una costruzione di particolare interesse, è ancor oggi la struttura curiosa: le iscrizioni del XV secolo e gli autentici bassorilievi romani. Soprattutto, però, la sua datazione. Se non sai di cosa stiamo parlando, puoi ammirarlo in via del Portico di Ottavia ai civici 1 e 2.
Appassionato di storia romana, e degli splendori antichi della capitale, fu proprio il proprietario, il commerciante di spezie Lorenzo Manilio, a volerlo costruire in quel modo. La richiesta dell’uomo era chiara: voleva una casa che fosse un omaggio alla grandezza dell’Impero romano, ai suoi patrimoni e alle sue invenzioni. Per questo, ancor oggi, colpisce tanto: perché, nonostante di un altro periodo storico, questa residenza fu arricchita di eleganti decorazioni classiche.
E, tuttavia, a colpire davvero è la sua datazione: 2221, quasi fosse stato costruito nel futuro! La verità è che il proprietario era talmente appassionato di romanità che l’anno di costruzione fu calcolato dalla fondazione di Roma (753 a.C.). La data dell’edificio era allora 2221, ma corrispondeva di fatto, secondo il nostro calendario (da d.c. in poi), al 1468.
In aggiunta, poi, Lorenzo Manili, entusiasta di quello che chiamava un Rinascimento Romano, volle fregiarlo di marmi originali dell’antica Roma e iscrizioni in latino. Così, il grande fascione in marmo, a riunire i tre diversi fabbricati, recita ancora: «mentre Roma rinasce all’antico splendore, Lorenzo Manilio, in segno di amore verso la sua città, costruì dalle fondamenta sulla Piazza Giudea, in proporzione con le sue modeste possibilità, questa casa che dal suo cognome prende l’appellativo di Manliana, per sé e per i suoi discendenti, nell’anno 2221 dalla fondazione di Roma, all’età di 50 anni, 3 mesi e 2 giorni; fondò la casa il giorno undicesimo prima delle calende di agosto». Su ogni finestra è inoltre inciso «AVE ROMA».
Infine, per non farsi mancare nulla, il basamento della casa è pieno di reperti archeologici. C’è infatti una stele funeraria, probabilmente proveniente dall’Appia Antica, che raffigura tre adulti e un bambino con un giocattolo stretto tra le braccia. I tre potrebbero corrispondere a Hilario, un infante che perse la vita molto giovane, e ai suoi genitori, Publio e Curiatia, che lo piansero tanto, come riporta la targa.
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