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Prosegue la rubrica GRAturismo e oggi vi parliamo dello svincolo 23, dell’uscita che porta il nome di un’antica e importantissima via romana. Cosa si può fare prendendo l’uscita 23 del GRA?
Se tutte le strade portano a Roma, come ci tramandano gli antichi, da Roma si poteva andare allora in tantissime direzioni anche in passato: l’uscita 23 del GRA ne è un esempio perfetto! I romani furono, infatti, tra i primi a concepire l’idea di costruire strade in grado di connettere Roma a città che all’epoca erano lontanissime, e questo svincolo, già solo nel nome, porta con sé quel pezzo di storia: l’uscita 23 segue ancora, a grandi linee, l’antico tracciato consolare romano della via Appia, ovvero di quella strada che connetteva la città al porto di Brindisi.
Per i nostri antenati, il percorso iniziava da Piazza Porta Capena, vicino al Circo Massimo. Era da lì che si proseguiva passando di fronte alle Terme di Caracalla e, infine, biforcandosi in due strade, si decideva se prendere la via Latina o, appunto, la via Appia Antica.
Oggi, invece, l’Appia Nuova inizia da Porta San Giovanni, sulle mura Aureliane, poco lontano dalla Basilica di San Giovanni in Laterano e la strada segna il confine tra i quartieri Appio-Latino e il Tuscolano.
Più o meno al chilometro 17, la via Appia prende il nome di Via dei Laghi, entrando nel comune della cittadina di Marino, nota soprattutto per la celebre sagra del vino dei Castelli Romani. Risalendo le pendici dei Colli Albani e proseguendo, si origina invece la via Nettunense, altra strada di origine antichissima che, come suggerisce il nome, conduce a Nettuno. È a questo punto che i due percorsi, quello dell’Appia Antica e quello dell’Appia Nuova si ricongiungono. Le mete però non finiscono qui, perché tramite questa strada è possibile raggiungere il Lago di Albano, quindi la residenza estiva di Castel Gandolfo appartenente al papa; Frascati, famosa per le sue fraschette e per la bellissima vista panoramica su Roma; ma anche Nemi, tramite la strada provinciale Nemorense; o la golosa gastronomia locale di Ariccia; fino a raggiungere Velletri. Pensate che proprio la sezione di tracciato diretta in quest’ultima città integrò, tra il 1912 e il 1963, il binario della linea Roma-Albano delle tranvie dei Castelli Romani.
Tramite l’Appia si può raggiungere, inoltre, la cittadina di Genzano, una piccola perla del territorio romano ricca di storia e di curiosità, a partire dal nome che fa ancora discutere. Per alcuni nacque, infatti, perché il luogo in cui sorgeva era dedicato alla dea Cinzia (“Cynthia Fanum“), per altri perché l’etimologia deriverebbe dal fundus Gentiani, cioè dal terreno di proprietà della famiglia romana Gentia.
Comunque stiano le cose, la storia di Genzano comincia in età medievale. A testimoniarlo, la costruzione di un castello fortificato che nel 1255 i cistercensi (un ordine monastico) decisero di edificarvi, poi andato per buona parte distrutto da un incendio (a parte qualche mura), ma attorno al quale crebbe lentamente il paese vecchio. È da questo momento che si alterna a Genzano un dominio a più voci: quella dei monaci cistercensi, quella degli Orsini, quella dei Savelli e quella dei Colonna. E tuttavia è più avanti, con il marchese Giuliano Cesarini, dunque col periodo Cesariniano, che Genziano comincia a godere di un periodo di massimo sviluppo economico, demografico e urbanistico. Il Palazzo Sforza Cesarini è un esempio di quell’architettura sfarzosa di cui la città fu protagonista. Dal 1778 Genzano è, infine, celebre per l’infiorata. La strada viene ricoperta totalmente da un tappeto floreale di circa 2000 m² a comporre generalmente 13 quadri.
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