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Ariccia, non solo porchetta per la regina dei Castelli Romani

foto di: Immagini prese dal web

Per la nostra rubrica a mezz’ora da Roma, oggi vi segnaliamo un posto che non potete non conoscere, in quanto dista anche meno di mezz’ora dalla nostra amata capitale: Ariccia. Famosa in tutto il mondo per la porchetta, scopriamone oggi anche altri elementi che la rendono una vera e propria regina!

Perché il nome di Ariccia?

Partiamo dall’inizio, dalle basi; da dove deriva il nome Ariccia? Le origini che si raccontano sono due, la prima raccontata dal famoso poeta latino Ovidio, l’altra da uno storiografo meno conosciuto, Gaio Giulio Solino. Il primo, essendo appunto un uomo di lettere puntava maggiormente su un origine mitica, leggendaria; nel suo libro di maggior successo infatti, le Metamorfosi racconta di Ippolito, figlio del primo Re di Atene, Teseo, che dovette fuggire dalla propria città perché accusato di incesto con Fedra, sua madre. Il giovane greco trovò rifugio in Italia, nei boschi sacri ad Diana che sono presenti nei Castelli Romani e soprattutto nell’area intorno a Nemi. Qui la dea cambiò nome a Ippolito, ribattezzandolo Virbio, ovvero l’uomo nato due volte. Proprio lui si dice sia stato il fondatore della città dei Castelli Romani, che prese il nome da sua moglie, donna del luogo, che si chiamava Aricia. Lo storico romano invece, nel VII capitolo del suo libro, sostiene che il nome di Ariccia derivi da quello di un comandate siciliano di nome Archiloco, che comandò sulla città. Certezze non ce ne sono, ma forse la storia di Ovidio ci piace di più.

Le fraschette e la porchetta, la ricchezza gastronomica di Ariccia

Se nella vostra gita fuori porta volete trovare un posto in cui si mangi bene allora state pur sicuri cha Ariccia non vi deluderà. Il suo piatto forte lo conoscete bene un po’ tutti è la sua porchetta tenera e morbida all’interno tanto da sciogliersi in bocca e croccante fuori. Il mix di spezie rende questa carne di maiale ancora più succulenta; può essere mangiata in purezza oppure il massimo lo raggiunge all’interno di un panino, per un fast food alla romana che niente ha da invidiare alle catene americane, essendo, innanzitutto molto più salutare. L’altra attrattiva della città di Ariccia è senza dubbio la grandissima mole di fraschette che ormai dominano il centro storico. Di questo tipo particolare di osteria romana abbiamo già parlato e diciamo che oggi si sono trasformati in veri e propri ristoranti, perdendo un po’ l’essenza originaria di locale in cui mangiare qualcosa di veloce. Ma la veracità e lo spirito romanesco che si respira in questi ambienti è unico; la sera potrà passare tra canti romani improvvisati, gioia e allegria, per una giornata indimenticabile.

Non solo cibo, anche arte e cultura presso la regina dei Castelli

Come abbiamo detto però, Ariccia non può essere ridotta solo a porchetta e fraschette, il suo patrimonio artistico e culturale è assai notevole a partire dal famoso Palazzo Chigi presente nella città dei Castelli. Anticamente costruito dalla famiglia nobile romana dei Savelli, fu poi ristrutturato dalla famiglia Chigi che gli diede l’assetto attuale. A lavorare in questo edificio fu Gian Lorenzo Bernini ed oggi, grazie all’istituzione del Museo, si può visitare per vedere alcuni dei dipinti più belli del Cavalier d’Arpino e di Pietro da Cortona; inoltre si può fare una passeggiata anche all’interno dei suoi immensi giardini. Di fronte al palazzo troviamo la collegiata di Santa Maria Assunta, anch’essa capolavoro del genio artistico del barocco Bernini. Il modello di ispirazione è sicuramente il Pantheon, vista la sua pianta rotonda e la cupola sovrastante. All’interno, oltre alla spettacolare architettura si possono ammirare i dipinti di Raggi, allievo di Bernini e di Borgognone, che ha adornato l’abside con la raffigurazione dell’Assunzione al Cielo della Madonna. Infine se siete particolarmente credenti non può mancare una visita al santuario mariano della Madonna di Galloro, situato al di fuori della città in direzione di Genzano. A questa effige, ritrovata agli inizi del ‘600 in un bosco fuori Ariccia vengono attribuiti diversi miracoli, come quelli del non contagio da parte della popolazione ariccina, dalla peste del 1656.