Un giorno qualcuno definì Roma “calva”, ma perché? Cosa era accaduto alla capitale, per essere descritta come una città vuota?
Le tre facce di Roma
Sei abituato a pensare Roma come una città caotica, e certo non possiamo darti torto. Basta immettersi sul GRA di prima mattina o in tardo pomeriggio, oppure andare da Roma nord a Roma sud o provare a parcheggiare in centro, per rendersene conto. Roma diventa, allora, la tua sfida quotidiana, ed letteralmente impossibile in meno di un’ora (a dir poco) spostarsi da una parte all’altra della città.
Eppure, Roma non è sempre stata così. A dirla tutta, c’è stato un periodo, nell’antichità, in cui a Roma come diremmo oggi “nun s’è mossa ‘na mosca“. Tra la faccia imperiale e quella dei papi, più o meno verso il VI secolo d.C., si nota infatti un millennio di silenzi e di tranquillità, tanto da definire, quel tempo, “moribondo“.
Roma: caput mondi?
Nel II secolo d. C. Roma era una città florida: lo erano i suoi spazi interni e le sue provincie. Tuttavia, già sul finire del VI secolo rimasero tra le mura meno di 20mila cittadini. A causa di guerre, carestie, pestilenze e invasioni, tanti abitanti avevano preferito andare altrove.
Mentre i meno abbienti, gli appartenenti alla plebe, i mercanti o le prostitute avevano deciso di emigrare in zone poco lontane da Roma, c’era chi, tra i più ricchi, era addirittura salpato oltremare, verso la ridente Costantinopoli. Insomma, continuare a definirla caput mondi fu davvero faticoso in quegli anni. Roma risentiva anzi dell’influenza e del governo dell’impero bizantino.
Gregorio Magno
Così, quando intorno al 590 d.C. arrivò Gregorio Magno in città, con l’elezione al ruolo di papa, la trovò praticamente abbandonata. Fu lui a definirla infatti “calva“. Utilizzando i simboli di quel vecchio potere imperiale di Roma, il pontefice sentenziò: «Roma è diventata calva come un’aquila che ha perduto le piume».
D’altra parte, il Colosseo non proponeva più spettacoli da anni; la natura cominciava ad impossessarsi delle vie e delle strade di Roma e i palazzi, avvolti dall’edera, davano a Roma l’aria di una città fantasma. Dove un tempo si stagliavano basiliche e monumenti, facendo della capitale un vero museo a cielo aperto dell’antichità, ora erano solo erbacce e bosco; prosperavano i mercati neri delle reliquie; e venivano squagliate statue, come quella di Nerone, per racimolare qualcosa, o aiutare i poveri della città.
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