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Ci fu un periodo in cui a Roma cominciarono a girare tanti volti tutti uguali…Cos’era accaduto? Scopriamolo insieme!
Il 9 giugno del 68 d.C., Lucio Domiziano Enobarbo, meglio conosciuto come Nerone, perdeva la vita, suicidandosi con un corto glausio spinto fin in fondo nel suo petto. Ad aiutarlo, nell’atroce decisione, il segretario a libellis, Epafrodito, all’interno della villa del liberto Faonte, nell’agro crustumino. Dal quel momento in poi, le vicende che seguirono sarebbero passate alla storia come gli episodi più curiosi della capitale. Dopo la damanatio memoriae (la “condanna della memoria“, nel diritto romano, cioè la pena di cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se non fosse mai esistita, per intenderci) decretata dal senato e i suoi funerali in forma privata, infatti, cominciarono a circolare dentro Roma una serie di volti tutti uguali…ma andiamo con ordine.
(Fonte: MeteoWeb)
Molti piansero la scomparsa di Nerone, nonostante sia giunto sino a noi nelle vesti di uno degli imperatori più folli che l’Impero romano abbia mai avuto. Sepolto al fianco di Messalina, sua cugina, e non tra gli augusti, come usanza voleva, Svetonio racconta che per molti mesi i cittadini romani ornarono la sua tomba con doni e fiori e il Foro, con statue commemorative e alcuni suoi editti precedenti.
Dato che il suo carattere ballerino era abbastanza celebre tra le fila del popolo, poi, numerosi romani non vollero crederlo morto, ma solo nascosto da qualche parte, in attesa di tornare. E, questa circostanza, come potete immaginare, non fu esente da conseguenze. In altre parole, questo sentimento generale iniziò a favorire l’insorgenza di parecchi impostori. A dirla tutta, cominciarono a farsi largo veri e propri cloni di Nerone. Così, nel 69 d.C., Tacito raccontò di un Nerone che apparve nella provincia d’Asia. In realtà, uno schiavo del Ponto o un liberto italiano che, forte della sua somiglianza con l’imperatore uscente e delle sue doti da suonatore di cetra (famoso strumento del detto “suonare la cetra mentre Roma brucia“, riferito all’incendio di Nerone), iniziò a farsi spacciare per il noto imperatore.
(Fonte: Quora)
La cosa divertente è che riuscì persino a radunare un gruppo di disertori e a farsi donare una nave, per arrivare a Roma. Una meta che alla fine non raggiunse mai, perché la sua figura fu smentita; fu ucciso in Egitto e il suo corpo venne spedito nella capitale. E, tuttavia, questo non fu un caso isolato: col passare degli anni, anzi, aumentarono. D’altra parte, la sete di gloria, seppur breve, dava ai finti Nerone la possibilità di ottenere qualche beneficio. Un fatto, a pensarci bene, tutt’altro che antico: basti pensare a tutti quei Catfish che rubano oggi, in ambito web, le identità altrui!
Così, un altro clone si fece avanti, secondo lo storico Dione Cassio, sotto l’imperatore Tito. E anche stavolta andò male, nonostante riuscì a formare un esercito, per riprendersi il potere a Roma, insieme ai Parti. Gli stessi che poi, capitanati dal re Artabano, a causa di un misunderstanding, lo uccisero. Per farvela breve, però, la leggenda che Nerone fosse ancora vivo continuò a circolare. E nel IV secolo, persino una figura di spicco come Sant’Agostino d’Ippona, ne parlò, utilizzando la definizione di leggenda di Nero redivivus.
(Fonte: PillolediStoria.it)
In particolare, lo studioso scrisse che alcuni credevano vivesse «nascosto nel vigore di quella stessa età che aveva raggiunto quando si credeva fosse perito» e che avrebbe continuato a vivere finché non si sarebbe rivelato «ai suoi tempi e restituito al suo regno». Per questo motivo, tra molti cristiani, questa leggenda si trasformò nella convinzione si trattasse dell’Anticristo (ovvero, secondo alcuni dettami del cristianesimo, il nemico escatologico del Messia, il Falso Cristo). Curioso fu, infine, il caso di un clone sotto l’Impero di Domiziano. La faccenda di questo terzo pretendente, infatti, sempre sostenuta dai Parti, arrivò quasi alla guerra!
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