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Cinque imperatori, per cinque piazze monumentali: i Fori Imperiali rappresentano uno dei patrimoni artistici più importanti di Roma! Chi li fece costruire e perché?
Non solo i monumenti fanno grande Roma, ma Roma ha fatto certamente grandi i suoi monumenti. Fra questi, poi, i turisti ne annoverano di primo acchito sempre due o tre: il Colosseo, i Fori Imperiali e la Basilica di San Pietro. Ovviamente ne esistono tanti altri, ma probabilmente per la loro magnificenza, espressa a colpo d’occhio, o per quel profumo di storia, che continuano ad emanare, alla domanda “cosa vorresti ammirare di Roma?“, la risposta, che va per la maggiore, è spesso quella. Come contraddirli? Se da un lato è ormai largamente riconosciuto, come simbolo della città, il maestoso parco archeologico del Colosseo; dall’altro, passeggiare su via dei Fori Imperiali somiglia a una di quelle tappe fondamentali che, senza, non sarebbe lo stesso. E che dire di Piazza San Pietro, dei Musei Vaticani e der Cupolone? Stato a parte si, ma sempre Roma bisogna raggiungere!
Ora: immaginate non piova, immaginate non sia lunedì, ma un qualsiasi giorno libero della settimana e mettetevi su un paio di cuffiette al ritmo “mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco, ché questo sarà il sentimento che proverete lungo tutta la passeggiata dei Fori Imperiali. Il punto di partenza? Facciamo l’uscita della linea metro B Colosseo, tanto per entrare subito nel vivo di quello stupore di cui poche altre città come Roma, se non solo Roma, sono capaci.
Giulio Cesare, uno dei più celebri consoli e condottieri della storia romana decide di costruire una piazza a suo nome, inaugurandola, ancora parzialmente incompiuta (sarà terminata da Augusto) nel 46 a.c. Ha appena passato il Rubicone (49 a.c), sconfitto Pompeo e tolto di mezzo il triumvirato. Un Foro romano, d’età repubblicana, già esiste a Roma: è lì che si svolge per lo più la vita sociale dei cittadini, ma stavolta si tratta di un progetto maggiormente unitario. La piazza si compone di numerosi portici; in fondo, si trova il Tempio di Venere Genitrice.
(Fonte: Wikipedia)
Luogo sacro in cui, contravvenendo a qualsiasi norma dell’etichetta repubblicana, lo stesso Cesare si fa trovare seduto al centro, dal senato, simboleggiando una potenza, la sua, al pari di quella divina. Due anni più tardi, nel 44 a.c, verrà assassinato nei pressi di Largo di Torre Argentina, nelle famosissime Idi di marzo.
Alla vigilia della battaglia di Filippi (42 a.c), per la vendetta della morte di Cesare, Ottaviano promette di costruire un tempio in onore del dio Marte Ultore (cioè, vendicatore). Lo farà, 40 anni dopo, nel 2 a.c, costruendo l’edificio sacro all’interno di un’altra enorme piazza, il Foro di Augusto.
(Fonte: Wikipedia)
Lo spazio, finemente decorato e ricco di sculture, sarà concepito come: una propaganda, al passaggio epocale che Roma sta vivendo da Repubblica ad Impero; un inno ai membri della famiglia Giulia; e una forma d’ossequio ai personaggi emblematici della tradizione storica romana (ad esempio, il fondatore Romolo).
In origine concepito dall’Imperatore Vespasiano come uno spazio adiacente il Tempio della Pace, che avrebbe fatto erigere, e utile a connettere il Foro con il popoloso quartiere della Suburra, questa ulteriore costruzione, più spostata verso l’altura Velia (in direzione del Colosseo), prese l’appellativo di Foro della Pace o Foro di Vespasiano soltanto intorno al IV secolo d.C. Le sembianze, infatti, non ricordavano gli altri due Fori – tre, se includiamo quello di epoca repubblicana -. Più simile ad un vasto giardino a forma di quadrilatero e circondato da portici, con fontane e statue, il monumento era pensato per celebrare, agli occhi del popolo romano, la conquista di Gerusalemme.
(Fonte: Capitolivm)
La parola chiave per Domiziano fu invece “unificare“. Questo fu lo scopo del suo Foro, anche detto per questo motivo “Transitorio“: creare una piazza in grado di collegare gli edifici preesistenti (Foro di Cesare, Foro di Augusto e Tempio della Pace). Sostituendosi, infatti, alla parte iniziale di via dell’Argileto strada, di connessione al Foro, di fondamentale importanza per i romani, l’Imperatore Domiziano riuscì a costruire, in uno spazio relativamente obbligato, un Tempio alla dea Minerva. Tuttavia, morto in una congiura, toccò al successore Nerva l’inaugurazione del nuovo monumento che, per questo motivo, non porta il suo nome.
(Fonte: Zonzofox)
Probabilmente il più conosciuto, sicuramente il più esteso dei cinque, il Foro di Traiano modificò letteralmente il territorio urbanistico della città, eliminando la sella montuosa di congiunzione, fra il Campidoglio e il Quirinale, e chiudendo la valle dei Fori Imperiali verso il Campo Marzio. Interessante è lo studio della pianta, della struttura, al centro di due diverse teorie: sebbene all’inizio alcuni la associarono alla forma tipica dei principia, ovvero alla disposizione degli accampamenti militari, come chiaro richiamo alla politica bellica dello stesso Traiano; più tardi, un’altra ipotesi, molto più accreditata, cominciò a fare leva sulla somiglianza con il monumento Atrium Libertatis (letteralmente la casa della libertà), sede dell’archivio dei censori, poi distrutto, per far posto, proprio, al Foro di Traiano.
(Fonte: ArcheoRoma)
Resta indubbio, invece, il fine di questa incredibile piazza monumentale: la celebrazione dell’esercito romano vittorioso e, soprattutto, delle virtù del suo comandante. I lavori per la costruzione dei quest’ultimo Foro furono imponenti: non solo comportarono la ricostruzione del Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, ma l’aggiunta della cosiddetta Basilica Argentaria e, sulle pendici del Quirinale, la costruzione del gigantesco complesso (oltre 150 botteghe) dei Mercati di Traiano, progettati dal grande architetto del tempo, Apollodoro di Damasco. Sul fondo, la Basilica Ulpia, la più grade basilica che Roma avesse mai visto fino a quel momento e, alle spalle, l’imponente Colonna di Traiano, per celebrare l’espansione dell’Impero, con la conquista traianea della Dacia (attuale Romania).
(Fonte: Wikipedia)
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