Roma al metro, linea C: la fermata che ti porta in Oriente
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A Roma è conservato un “teschio degli innamorati”: di cosa si tratta? Quanta verità c’è nella storia che gli ruota intorno?
Forse non lo sai, ma a Roma è conservato un teschio davvero particolare. Viene mostrato al pubblico soltanto una volta l’anno: il 14 febbraio, per poi essere di nuovo riposto. È una reliquia per gli innamorati, e si trova nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin, a pochi passi dalla Bocca della Verità. Ma quanta verità c’è dietro la sua storia?
Intanto, dicono si tratti del teschio di San Valentino, il santo universalmente riconosciuto come patrono dell’amore e degli innamorati. Messo in una teca, all’interno di una cripta risalente all’VIII secolo, viene mostrato, ed esposto ai fedeli, sempre lo stesso giorno: nella data della morte di San Valentino. E, tuttavia, la verità che si nasconde dietro questa presunta reliquia è un’altra.
Nel Settecento viene scoperta nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin una cripta. Al suo interno, tra varie spoglie, spunta un teschio che subito viene messo a riparo, con qualche rosa rossa ornamentale, in una scatola di vetro. Tutti concordano sulla sua appartenenza: per la maggior parte delle persone, quel teschio è San Valentino.
Sebbene il corpo sia in realtà conservato a Terni, luogo d’origine del Vescovo, quel ritrovo viene subito associato al santo. Ma è frutto di un errore; di un abbaglio di epoca medievale, piuttosto comune, che ci portiamo dietro ormai da secoli. Quella reliquia, infatti, non sarebbe di San Valentino, o meglio non del santo degli innamorati.
Il Valentino del teschio sarebbe un omonimo: un’altro Valentino, rispetto a quello che viene definito “santo”.
A partire dal Medioevo e fino al XVI secolo furono riportate in superficie, infatti, tantissime catacombe paleocristiane sul luogo. E la convinzione, che cominciò a diffondersi in quegli anni, era che i resti di quei corpi fossero di alcuni cristiani martirizzati dai romani. Da questa credenza si cominciò a venerarli, considerandoli vere e proprie reliquie sante.
Tecnicamente, però, non lo erano affatto. Erano le spoglie di persone comuni. Così, quel Valentino, ogni anno venerato nella chiesa e messo in mostra, non è il vero San Valentino. E, anche se resta bello credere lo sia, soprattutto per il valore simbolico che ormai hai assunto, e che ne fa un oggetto di preghiera, l’associazione è infondata.
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