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Oggi moriva Napoleone Bonaparte, qual era il suo rapporto con Roma? E perché era per lui una seconda Parigi?
«Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore, orba di tanto spiro»: l’avrai recitata a memoria milioni di volte. Dopo i Promessi Sposi e «quel ramo del lago di Como», è forse uno degli incipit letterari letterari più conosciuti e studiati di Alessandro Manzoni. Dal titolo 5 maggio, i versi evocativi del poeta si riferivano alla figura di Napoleone Bonaparte che, proprio il 5 maggio del 1821, moriva esiliato sull’Isola di Sant’Elena.
Ma quale era il rapporto di Napoleone con l’Italia, e in particolare con Roma?
Se dovessimo definire, in una semplice affermazione, il valore che la capitale ricopriva per il generale francese potremmo dire che Roma era per lui una seconda Parigi. La città era, infatti, un punto di riferimento fondamentale per Napoleone, soprattutto per la sua aspirazione a costruire un nuovo impero europeo.
D’altra parte, egli stesso, al momento della conquista francese, l’aveva dichiarata la “seconda città dell’Impero“, seconda solo alla capitale oltralpe. Tanto che al figlio, nato nel 1811, diede senza problemi il titolo di Re di Roma. E, tuttavia, nessuno dei due vi soggiornò mai. Al contrario, lo fecero il fratello di Napoleone Luciano e la sorella Paolina che, sposando Camillo Borghese, assunse il ruolo di principessa romana.
Negli anni, Roma accolse poi molti membri della famiglia Bonaparte, come la madre dell’imperatore che, fino alla morte, abitò in un palazzo con affaccio su Piazza Venezia. Saranno, però, i figli e i nipoti di Luciano a suggellare con la capitale un vero e proprio patto. E a dar vita, quindi, a quello che viene chiamato il “ramo romano” dei Bonaparte.
Così, non è un caso che a Roma sorga un museo dedicato alla famiglia francese, appunto il Museo Napoleonico.
Fino all’8 maggio 2022, al Museo Napoleonico, in Piazza di Ponte Umberto I civico 1, si tiene allora una mostra. Un percorso espositivo che, da maggio 2021, in occasione della celebrazione dei duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, si articola in quattro sezioni, componendosi di circa 85 pezzi.
Tra loro, non solo la celebre maschera funeraria, realizzata dal calco del volto dell’imperatore; ma anche molte reliquie, come tabacchiere, giochi si società o libri della sua biblioteca. Non mancano ovviamente gli abiti preziosi del generale. Gli stessi che Napoleone indossò, per la permanenza sull’Isola, durante il suo ultimo esilio. Infine, i memoriali: documenti e volumi che raccontano e tramandano la vita e le gesta di quest’uomo che, secondo una ricerca condotta dalla Cambridge University Press, dopo Gesù è la persona più famosa della storia.
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