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Dalle vigne e dai terreni del Viminale e del Quirinale, a prima immagine dei turisti che arrivano a Roma, com’è cambiata piazza della Repubblica nel tempo? Scopriamolo insieme!
Ben otto anni ci sono voluti per costruire quelle che ad oggi si chiamano le terme di Diocleziano; la prima curiosità che possiamo registrare su quest’edificio è che in realtà l’imperatore che iniziò la loro costruzione fu Massimiano, che era stato nominato Augustus, quindi successore dell’Impero Romano d’Occidente proprio dall’imperatore che ora gli dà il nome. Quest’opera comportò la distruzione di un intero quartiere dei tanti che nell’antica Roma popolavano questa zona compresa tra due dei sette colli, il Viminale e il Quirinale. Questa zona però con la caduta dell’Impero Romano venne sempre più abbandonata e lì dove prima la presenza umana era cospicua e rumorosa, col tempo si presentò di nuovo la campagna. Piena di appezzamenti di terra dunque, si presentava questa zona nell’epoca rinascimentale, agli occhi dei romani e dei Papi. Nel 1562 infatti, Michelangelo mise la firma anche sulla ristrutturazione di quest’edificio, trasformandolo da terme a Chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli, tutt’ora esistente e utilizzata per le occasioni ufficiali dello stato Italiano.
Dal momento in cui nacque la chiesa, la zona venne sempre più riqualificata e anche i romani chiedevano di adornarla sempre più, così gli ultimi pontefici che governavano su Roma cominciarono ad ammodernarla, ma la grande spinta la diede sicuramente il nuovo governo unitario formatosi dopo la presa di Roma del 1871. Questo quartiere cominciò ad essere edificato in maniera intensiva, si diede avvio alla costruzione di Via Nazionale, si lastricò la piazza, ma ancora mancava qualcosa. Il primo ornamento alla piazza furono i due palazzi progettati da Gaetano Koch e costruiti tra il 1887 e il 1898. Questi due edifici diedero una grandissima monumentalità alla piazza, sottolineando il perimetro dell’Esedra, ma allo stesso tempo costruendo degli edifici che oggi ospitano cinema e Hotel di lusso. La piazza, cominciò ad attirare le attenzioni anche dei topografi che subito, per distinguerla dalla piazza della Stazione Termini, cominciarono a chiamarla Esedra, proprio a ricordare che in quel luogo lì, in antichità sorgeva l’esedra delle Terme.
Ma ‘na cosa mancava, ‘na cosa caratteristica pe’ Roma, che te fa senti proprio dentro ‘na piazza: ‘a fontana. Arrivò anche questa e subito venne decorata ad hoc con dei leoni, nel momento in cui, nel 1888, Guglielmo II di Germania venne a visitare Roma. Passato il Kaiser però, le decorazioni definitive vennero commissionate a Mario Rutelli (er bisnonno der Sindaco, sì proprio lui), che al posto dei leoni scolpì delle figure femminili tutte ‘gnude, che all’epoca fecero molto scalpore e che vennero chiamate Naiadi, come le ninfe mitologiche. Nel 1911, sempre allo stesso scultore, fu commissionata la decorazione centrale della fontana: Rutelli diede vita ad alcuni tritoni, che però non piacquero molto ai romani, che subito li ribattezzarono: er fritto misto. Oggi questa scultura è stata spostata in Piazza Vittorio e sostituita con il gruppo del Glauco.
Poco prima della seconda guerra mondiale dunque, Piazza dell’Esedra dunque aveva raggiunto, più o meno, la sistemazione di oggi; l’ultimo cambiamento adoperato è stato proprio quello del nome. Fu infatti nel 1953 che una delibera del consiglio comunale capitolino decise di cambiare nome alla piazza da Esedra a Piazza della Repubblica, per onorare la nuova forma di governo che tutti i cittadini italiani scelsero proprio in questo giorno, il 2 giugno del 1946. Una piazza dunque che anche nel nome delle vie che vi confluiscono parla dei primi anni della storia del nostro Paese; da Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica Italiana, a via Vittorio Emanuele Orlando, Presidente del Consiglio Italiano all’epoca della monarchia, fino a Giuseppe Romita, politico repubblicano. Infine a concludere il quadro patriottico non può mancare la monumentale Via Nazionale.
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