“Po esse”, la frase dei dubbiosi
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È un’espressione popolare dal doppio significato. La “ciumachella” è infatti la traduzione dal romanesco della parola “lumaca”, ma è anche il nome con il quale si facevano chiamare le più belle ragazze della Capitale. E voi, conoscevate la parola “ciumachella”?
Ci sono molte cose che rendono la Capitale una città davvero speciale ed unica nel suo genere. Tra queste c’è anche il linguaggio, un complesso di parole che a Roma hanno un significato tutto loro ma che difficilmente sono conosciute altrove.
Basta pensare alla parola “ciumachella”, che in italiano vuol dire “lumachella”. Si tratta di un’espressione dai vari significati che appartiene al romanesco e con la quale si indicano più cose e non solo la lumaca. I romani infatti usano questo termine anche per fare dei complimenti alle belle ragazze. Le chiamano “ciumachelle”, per indicarne la bellezza e spesso anche la giovane età.
Difficilmente all’infuori di Roma si trova qualcuno che conosce la parola “ciumachella”. Questa è un’espressione tipica delle borgate della Capitale e di conseguenza altrove è probabilmente sconosciuta. Nella città eterna è invece un termine piuttosto famoso, che viene usato anche a teatro e nelle canzoni popolari.
“Ciumachella de Trastevere” è ad esempio una canzone scritta da Garinei e Giovannini che è stata inserita nella celebre commedia “Il Rugantino”. È una dolcissima dichiarazione d’amore che l’innamorato Rugantino fa a Rosetta per esaltarne la bellezza.
Descrive la bella e impossibile “ciumachella” come l’ottava meraviglia di Roma, come un fantastico dono della natura, come il quadro più bello di un pittore.
Con queste frasi il protagonista della commedia dimostrava di essersi innamorato davvero di questa giovane donna. La sua bellezza lo aveva conquistato del tutto, sebbene all’inizio doveva essere proprio il giovane Rugantino a far innamorare la bella Rosetta. Aveva fatto una scommessa con i propri amici e avrebbe vinto qualcosa qualora fosse riuscito a conquistare il cuore di Rosetta. Al contrario avrebbe pagato un pegno qualora non fosse riuscito nel suo intento.
“Ciumachelle” però non lo sono solamente le belle e giovani ragazze. Anche le lumache in romanesco si fanno chiamare con questa simpatica espressione.
A Roma e nei suoi dintorni sono una vera prelibatezza, che viene servita nei ristoranti oppure nelle sagre durante i periodi estivi. Si mangiano soprattutto nella notte di San Giovanni, ovvero tra il 23 e il 24 giugno.
Si tratta di un particolare momento dell’anno durante il quale viene inaugurata l’estate. A Roma quindi si fa festa, ma si cerca anche di scongiurare la fortuna. Proprio per questo motivo vengono quindi mangiate le lumache.
Si pensa che le loro corna portino la discordia, per questo motivo devono essere seppellite in un luogo in cui non batte il sole, ovvero nello stomaco. Di conseguenza nella notte di San Giovanni i romani amano mangiarle a volontà, per allontanare la sfortuna e avvicinare la serenità.
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