La fontana della sfera nella magica location del Foro Italico
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Continua la nostra rubrica GRA Turismo, che vuole fornirvi spunti e idee per una sortita da Roma in velocità, vedendo allo stesso tempo luoghi nuovi, di cui forse nemmeno conoscevate l’esistenza!
Una delle prime cose che magari un nonno romano, che abitava a Primavalle o che doveva andare lì per qualche motivo, ricorda di questa zona, è che per arrivarci dovevi prendere la linea dell’autobus 236 e che arrivare al centro di questo quartiere, non sempre era facile. Questo perché per accedere a Primavalle è necessario salire la salita di Forte Braschi, una delle tante fortezze di Roma. Vista la scarsa potenza dei mezzi di una volta e la pendenza di questa salita, il pullman aveva alternativamente due sorti: o tornava indietro per prendere la rincorsa oppure i passeggeri dovevano scendere dal pullman e spingerlo finché non arrivava in cima! Artro che ATAC! Il nome di questa zona infine deriva dal fatto che venendo da Roma questa era appunto la prima valle rispetto a tante altre che se ne sarebbero incontrate e quindi per distinguerla cominciò ad essere chiamata in questo modo.
Poco distante da Primavalle potrete incontrare due luoghi in cui la storia dell’antica Roma: il primo è Zona Ottavia, un’area che fino a qualche tempo fa si era sempre creduto disabitata e destinata al pascolo, come tutte queste zone poste alle spalle della Città del Vaticano. In realtà, alcuni scavi negli anni ’20, testimoniarono la presenza di un sepolcro della famiglia degli Ottavi, tanto che questa zona cominciò ad essere chiamata anche Ipogeo degli Ottavi. Poco lontano da qui invece troviamo un altro monumento storico di Roma, la Tomba di Nerone; questo monumento durante il medioevo fu creduto veramente il sepolcro dell’imperatore romano, dopo che la sua tomba presente a Piazza del Popolo, fu distrutta dai Papi a causa dello spirito del vecchio sovrano che vagava per la città. In realtà questa tomba appartiene a Publio Vibio Mariano, un proconsole romano, preside della Sardegna e prefetto della Legione II Italica.
Anche questa zona, come per la precedente Ottavia, fu per secoli creduta solo un grande pascolo ed utilizzata per questo dai vari pastori romani. Con lo sviluppo di Roma però, subito dopo l’unificazione e l’anno che la incoronò Capitale d’Italia, l’Urbe cominciò ad espandersi sempre più e quest’area divenne la preferita da costruttori e commercianti, che cominciarono a costruire casa in questa che prima era una periferia. Piano piano questa zona cominciò ad allargarsi attaccandosi successivamente alle zone di Selva Candida, Boccea e Casal Selce. Anche qui dopo che le ditte edili cominciarono a scavare per dar luogo a lavori di costruzione di case, cominciarono ad essere ritrovati molti reperti archeologici, tra cui anche quelle di ville romane, che sfatarono definitivamente il mito di una zona disabitata.
L’ultimo posto che potrete andare a visitare prendendo l’uscita 3 del Grande Raccordo Anulare è sicuramente Selva Candida. Questo luogo, negli ultimi anni dell’Impero Romano, ha visto il martirio di almeno 4 santi. Proprio per questo motivo viene chiamato Selva Candida. Qui infatti era presente un grande bosco, dove passava anche la via Cornelia. In corrispondenza del nono miglio di questa via consolare, furono uccisi a causa della loro religione cristiana, prima Rufina e Seconda, poi Marcellino e Pietro. Le prime due, destinate spose relativamente a Armentario e Verino, furono uccise perché al contrario dei loro promessi, non abiurarono la religione cristiana. Le due donne provarono anche a scappare, ma consegnate a Gaio Giunio Donato, prefetto della città, vennero condannate a morte. Il luogo del martirio oggi cade all’incirca intorno al numero 1000 di via di Boccea; in quel luogo Rufina fu decapitata, mentre Seconda venne presa a bastonate fino alla morte. Un luogo dunque molto carico di ricordi e di storia della religione cristiana.
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